Habemus Recovery, gaudeaumus igitur?

E alla fine è arrivata la notizia tanto attesa: la commissione europea ha presentato il Recovery Fund per 750 miliardi di euro (più della proposta di Francia e Germania), di cui 500 sarebbero i grants (trasferimenti a fondo perduto) e 250 i loans (prestiti). E l’Italia? Fa la parte de leone con (fino a) 82 miliardi di trasferimenti e (fino a) 91 miliardi di prestiti. Dunque all’Italia andrebbero fino a 173 miliardi dei 750 previsti (alla Spagna seconda 140).  Soldi che si aggiungono ai 1.100 miliardi del finanziamento pluriennale 2021-2027.  Gaudeaumus igitur?.. Macchè, ci sarà tempo per alzare i bicchieri. Primo perché è una proposta e come tale deve essere discussa e magari rimodellata in Consiglio europeo del 19 giugno (i 4 Paesi frugali e i Paesi dell’est promettono già battaglia..). Secondo perché i sussidi arriveranno in 3 o 4 anni, ma la necessità è ora. Inoltre, solo su di essi, calcolatrice alla mano, il saldo netto è di circa 26 miliardi, (poiché il nostro attuale contributo alla UE è di 56 miliardi). Diventiamo quindi prenditori netti e non più contributori netti, ma pur sempre di una quota esigua (ovvero l’1,5% circa del PIL italiano 2019). Terzo aspetto: il mix sovvenzioni/prestiti è un rapporto dato o discrezionale? Si possono rifiutare i prestiti? E quale condizionalità (tassi interesse, durata e monitoraggio su riforme) nel caso, comportano?

Sono negativo? No, realista forse. La proposta è (a mio avviso) buona: aiuta i Paesi più colpiti da un fenomeno (il Covid-19) simmetrico nella sua manifestazione, ma profondamente asimmetrico nei suoi effetti. Ma al momento è una (beautiful) “big picture” di cui non conosciamo i tutti i dettagli.  È di certo un primo passo verso una autorità fiscale centralizzata, ma soprattutto dimostra che l’Europa esiste e vuole giocare un ruolo come mercato unico. La proposta sta dando una boccata di ossigeno agli spread di questi Paesi, pensiamo ad esempio il  nostro, finalmente sotto i 200 bps. Però “pasti gratis non esistono”: l’Europa ci aiuta ma non è una paghetta: sovvenzioni e finanziamenti verranno divisi in tranche e serviranno per sostenere alcuni settori strategici per lo sviluppo dell’Europa (digitale, sanità, energia, trasporti..). Ma se poi non si utilizzano i soldi in tal direzione? Finiscono i flussi. Quindi… Non per contraddire alcuni nostri rappresentanti dello stato che esultanti stanno promettendo immediate riduzioni delle tasse, ma temo che non si sia letta bene la informativa… i soldi ci sono, ma verranno spesi “sotto un minimo di sorveglianza”. Dimenticavo: i soldi non si creano dal nulla, il Recovery fund si basa sulla emissione di una obbligazione comune, con un rating AAA (c’è la garanzia della comunità), quindi migliore  rispetto a quelli dei singoli Paesi. Qualcuno (BCE e/o investitori istituzionali e/o privati, non sappiamo ancora bene i dettagli)  la comprerà di certo. Ma poi questi soldi andranno restituiti. Come? Non abbiamo ancora troppi dettagli, ma potrebbe essere anche con nuove tasse comuni (di quella sulla plastic tax, se ne parla già). E magari saranno a carico soprattutto dei Paesi che saranno meno virtuosi. Siamo (finalmente) pronti ad accettare la sfida?

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