Paolo Gibello-Il ruolo del terzo settore nella ripartenza e le potenzialità del Paese
Presidente Fondazione Deloitte

La ripartenza passa anche dal sapere esaltare e non mortificare le potenzialità che un Paese può esprimere.

In Italia il terzo settore puo’ esprimere questa potenzialità e diventare un motore per la ripresa.

In attesa che la riforma del terzo settore diventi finalmente realtà, la vera sfida per il futuro è quella di riuscire a creare degli enti in grado di generare valore perché questo possa essere reinvestito assicurando continuità operativa nel tempo e creando i presupposti per una ulteriore crescita sostenibile.

La contaminazione tra profit e non profit diventa quindi fattore distintivo di successo.

In questo caso contaminare non significa solo di attività di charity e di giving back o di costituire Fondazioni di imprese che peraltro possono offrire un contributo determinante nel territorio di appartenenza ed essere presenti nel momento del bisogno e dell’emergenza, sopperendo parzialmente a quanto il settore pubblico non riesce a fare, ma si tratta di contaminazione di talenti.

Non sempre infatti le professionalità presenti nel terzo settore riescono a esprimere capacità manageriali che consentano di estrarre tutta la potenzialità di valore. Parte di questo valore rimane pertanto inespresso. Per sopperire a questa lacuna il terzo settore deve diventare attrattivo per i talenti perché laddove i talenti sono presenti il successo dell’iniziativa è assicurato.

La sfida principale quindi sarà quella di garantire al terzo settore degli sbocchi professionali che siano di rilievo, per attrarre non solo coloro che sono animati dal senso del volontariato, ma anche dal senso del business e della crescita sostenibile nel lungo periodo.

In questo senso una chiave di volta è rappresentata proprio dal mondo universitario, chiamato ad aprirsi definitivamente verso nuovi orizzonti con piani di studio dedicati al terzo settore e a tutta la tematica della sostenibilità.

In un capitalismo che si sta gradualmente confrontando con un approccio “stakeholder“ rispetto al tradizionale approccio “shareholder”, confermato anche dalla creazione negli ultimi anni di ormai numerosissime società benefit, ben presto la sostenibilità sarà sulle prime pagine di tutte le agende dei CEO.

 

Biellese emigrato a Milano, sessantenne, sposato, due figlie e tre nipoti.

Senior Equity Partner di Deloitte e Presidente di Fondazione Deloitte.

Former CEO e Chairman di Deloitte & Touche SpA

Dopo la laurea in Economia, entra in Andersen (poi Deloitte) nel 1984 ed è ancora lì.

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