Annamaria Saiano-“Red and blue States, but a United States!”
Agente Consolare USA
Lo scenario di cui siamo stati testimoni la settimana scorsa e che ha portato sabato 7 novembre alla elezione del 46mo Presidente degli Stati Uniti d’America, era tra quelli previsti alla vigilia di un appuntamento elettorale sempre molto atteso e seguito: una elezione contesa, lunghe giornate e nottate elettorali, conteggi rallentati in Stati “too close to call”, richieste di riconteggio delle schede elettorali, perplessità sulla validità dei voti postali. Un Paese diviso, polarizzato tra due candidati molto diversi, ma una grandissima prova di democrazia attiva e partecipata come è nella tradizione degli Stati Uniti d’America. Nella stessa tornata elettorale venivano infatti rinnovati un terzo del Senato (35 senatori), la Camera dei Rappresentanti nella sua interezza (435),11 Governatori nonché un ampio numero di cariche a livello locale. La percentuale dei votanti è stata, dalle elezioni del 1900, la più alta di sempre, 66% sui circa 240 milioni di elettori aventi diritto. Dei 150 milioni di Americani che hanno votato, anche per via dell’emergenza coronavirus, più di 100 milioni hanno fatto ricorso al cosiddetto “early voting“, recandosi ai seggi di persona prima di martedì 3 novembre, o utilizzando il voto postale, una pratica consolidata che negli Stati Uniti data dalla guerra civile. Una “blue wave” che nonostante abbia portato alla Presidenza un candidato Democratico, riconquistando per esempio Wisconsin, Michigan e Pennsylvania (gli Stati della cosiddetta “rust belt” che nel 2016 per un totale di circa 80,000 voti avevano contribuito alla vittoria del Presidente Trump) ha scavalcato il “red wall” ma non lo ha indebolito. Perchè se 75 milioni di Americani hanno scelto Joe Biden, President-Elect, 70 milioni hanno votato il Presidente Trump. Un Paese quindi da unire e ricomporre, dove non ci siano “red and blue States, but a United States” per citare il Presidente Eletto Biden nel suo discorso di accettazione.

A oggi, con i conteggi delle schede elettorali ancora in corso, il Partito Democratico non ha la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti (che aveva conquistato nel 2018) e al Senato la situazione è di 48 Senatori per schieramento, con l’elezione di un Senatore in Georgia rimandata a gennaio 2021. E sappiamo che nell’efficace ma delicatissimo equilibrio di pesi e contrappesi che è la cifra della grande democrazia americana e della solidità delle sue istituzioni, il Congresso, e in particolare il Senato (che per esempio ha voce in capitolo sui trattati internazionali), hanno una importanza fondamentale per l’attuazione del programma di lavoro e governo del Presidente. Mentre si attende la conferma dei risultati definitivi, già da questa settimana il Presidente Eletto Biden si occuperà del processo di transizione e di definire al meglio la sua agenda e il gabinetto dei suoi Consiglieri e Segretari. Prima di tutto, vorrà dare una risposta coordinata per mettere sotto controllo la pandemia da Covid che vede gli Stati Uniti al primo posto per casi positivi. Sul versante interno, ci sono i dossier più squisitamente economici, da quelli sulla politica fiscale e occupazionale che riguardano la competitività dell’industria statunitense, a quelli della sanità, del debito pubblico, delle politiche sull’immigrazione. E poi il commercio internazionale, una rivisitazione dell’Accordo di Parigi sul clima, un possibile ritorno al multilateralismo, i rapporti con l’Europa, la Cina e molto altro. Interessante sarà vedere quale sarà il ruolo e il portafoglio di Kamala Harris, Vice Presidente Eletto, che potrebbe occuparsi di giustizia e di educazione. Indubbiamente le settimane che ci attendono, da qui al 14 dicembre quando i Grandi Elettori si riuniranno per confermare il Presidente e il Vice Presidente, fino al 20 gennaio 2021 quando entrambi si insedieranno, saranno molto significative e avvincenti, per gli Stati Uniti e per il mondo intero.

 

Responsabile dell’Agenzia Consolare degli Stati Uniti d’America a Genova.

Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne, Master in Letteratura Americana presso la University of Iowa a Iowa City dove ha insegnato, da sempre coltiva le relazioni tra Genova e gli Stati Uniti attraverso la sua attività in varie associazioni culturali. Presidente dell’American International Women’s Club – ONLUS. È “Ambasciatore di Genova nel Mondo”.

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