Giacomo Nicolella-La rivoluzione NFT nel mondo dell’arte
Giornalista CLASS CNBC

Nel mondo dei passion asset è in atto una vera e propria rivoluzione. L’avvento del digitale ha spalancato una nuova strada che rischia di far convergere una gran parte del mondo collezionistico. Tutto questo è accaduto in una manciata di mesi. I tradizionali player del mercato dell’arte (gallerie, fiere, case d’asta) stanno cercando di capire in velocità come salire su un treno che inevitabilmente cambierà le regole del gioco. Se prima eravamo soliti vedere l’arte come un piccolo mondo di beni di lusso destinato a una manciata di collezionisti top spenders, le nuove piattaforme web hanno avvicinato una mole enorme di nuovi potenziali clienti, che interessa a tutti intercettare. Si lavorerà probabilmente meno con l’opera da milioni e molto di più con le edizioni, ma il mercato è diventato veramente globalizzato. Ma cosa sono questi NFT? Si tratta di strumenti di autenticazione digitale estremamente versatili che possono essere utilizzati per identificare beni (assets) fungibili e non fungibili. Di fatto hanno dato la possibilità di rendere unici dei file digitali come i comuni jpg, le gif o un mp3.
I Tokens possono essere scambiati tra utenti, e in questo modo di fatto viene realizzato un trasferimento di proprietà. Quando si fa riferimento a file digitali tokenizzati all’interno della blockchain significa che è stato creato un token NFT attraverso uno Smart Contract, e questo token memorizza un’informazione specifica che identifica in modo univoco il file digitale.

Tuttavia, il fatto che il file digitale ed il suo proprietario siano registrati tramite un NFT nella rete blockchain (che ricordiamolo è un registro pubblico) non previene che il file stesso possa essere copiato e replicato all’esterno della blockchain. La blockchain certifica che il file identificato da un certo Token NFT è di proprietà di un utente specifico, chiunque al di fuori della blockchain lo avesse anche copiato e replicato non può rivendicarne la proprietà. E qui sta il bello: files che fino a pochi anni fa erano copiabili e condivisibili da tutti, oggi diventano unici, e collezionabili. Cosi il collezionismo di NFT, che ricordiamolo nasce come raccolta di figurine digitali a tiratura limitata, si prepara a invadere il mondo delle arti visive. Il collezionista medio di NTF è un trentenne nativo digitale americano che ha fatto utile investendo 5 anni fa in bitcoin, e del paradigma kripto una religione. Con una logica estetica che ne consegue, se vogliamo anche abbastanza caratterizzata, la quale mal tollera fotografie o file che si discostano troppo da una certa pittura digitale o modellazione 3d renderizzata che può supportare file non più pesanti di 50k, quindi (almeno inizialmente) a bassa risoluzione o con animazioni stilizzate. Perché allora comprare NFT? Per moda. Per sostenere un artista che si stima. O per investimento. Soltanto che in questo caso le community di investitori sono il sistema di riferimento e i marketplace gli spazi virtuali in cui “appendere” l’opera. Non è pratica artistica del tutto nuova, ma ha implicazioni così nuove che possono essere inaspettate. Il tema del supporto è poco rilevante: esistono monitor in altissima definizione in commercio che supportano il display dei nostri acquisti, magari a rotazione, oppure quadri in plexiglass su cui imprimere il file statico o in movimento, per trattarlo alla stessa maniera di un dipinto fisico. Persino le case d’asta hanno iniziato a battere opere digitali:  Christie’s lo ha fatto con “Everydays—The First 5000 Days” di Beeple, recordman della crypto. Sotheby’s ha appena annunciato in aprile una vendita esclusiva NFT only.
Le opere di crypto art proposte in asta vengono registrate con tecnologia blockchain (che contiene la firma dell’artista), il token verifica quindi l’autenticità dell’opera e un insieme di informazioni – l’ora della creazione, le dimensioni, la tiratura e il track record di eventuali vendite, nonché il suo legittimo proprietario. Sono creazioni prodotte in motion graphic, realizzazioni tridimensionali, scomposizioni digitali e simulazioni di movimento, oppure opere realizzate tradizionalmente e poi fotografate per essere modificate. Individuata la crypto opera dei desideri, si passa all’acquisto: alcune piattaforme consentono l’uso della carta di credito, ma in genere si paga in ETH, la moneta di Ethereum. I luoghi migliori dove visionarle e acquistarle sono piattaforme come OpenSea, Nifty Gateway, SuperRare e Rarible: se c’è la possibilità di investire, è il momento di cercare l’autore su cui scommettere. E poi si arriva ai casi eclatanti. Come l’italiano DotPigeon che è diventato una celebrità mondiale grazie a Nifty Gateway, uno dei marketplace di punta della crypto arte. Nel suo caso è successo che le opere siano andate sold out in una sola settimana, facendogli guadagnare quasi due milioni di euro. Opere con un prezzo medio di 1.500 euro, non prezzi astronomici. Milanese, 33 anni, DotPigeon è piaciuto soprattutto agli under 30 americani, che hanno apprezzato stile e messaggio: lui dipinge appartamenti di lusso in cui si intrufola un personaggio con il volto coperto da un passamontagna (così si presenta anche DotPigeon, che sta oscurando le sue generalità precedenti). Un ladro? Un provocatore? Più semplicemente, la parte più nascosta di sé, quella che reagisce con rabbia all’obbligo di mostrarsi per bene e senza emozioni, in linea con una facciata che una volta si sarebbe detta “borghese”, e che oggi risponde al bisogno di mostrarsi “politicamente corretti”, sempre e comunque.  La storia di DotPigeon serve a capire come sta cambiando un mercato finora dominato da gallerie, aste e fiere. Quello che era ed è ancora il mercato fisico, al quale ora però si affianca quello digitale. Invece di possedere un quadro da appendere alla parete, ci si aggiudica il file di un crypto autore.«C’è chi commenta che ha senso spendere X euro per un jpg, roba che si salva su un computer», afferma DotPigeon. “In realtà è questa convinzione a non avere senso, altrimenti potremmo stamparci la Gioconda e pensare che abbia un valore, ma è evidente che non ce l’ha“. Del resto, è sempre un problema di autentica.

 

Giornalista professionista specializzato in arte e mercato. Collabora con Milano Finanza, ClassCNBC, Patrimoni, MarieClaire Maison, GQ e ha una rubrica su Artslife.com (Motel Nicolella). Esperto di comunicazione digitale, è consulente per la casa d’aste Wannenes e l’art company CINELLO, specializzata nella digitalizzazione del patrimonio artistico italiano. Insegna al Master Curatorial Practice di IED Venezia. Ha un bambino che si chiama Filippo e tifa Milan, da sempre.

Print Friendly, PDF & Email

CONDIVIDI

WhatsApp
Facebook
Twitter
LinkedIn
Email

LEGGI GLI ALTRI
articOLI