“Andamento lento” era il titolo di una celebre hit del 1988, cantata da uno “spettinato” Tullio de Piscopo.
L’Italia era sconvolta dallo scandalo delle carceri d’oro, la disoccupazione toccava il 12,3%, il PIL si attestava a circa 1.400 miliardi di euro e gli italiani cercavano nei supermercati il “cacao meravigliao”, convinti della sua esistenza grazie a una trasmissione televisiva del momento, particolarmente in voga.
23 anni dopo, in Italia “le carceri d’oro chi le ha mai viste chissà?” ( cit.), la disoccupazione si attesta al 9,0% e il PIL 2020 (post Covid) ha raggiunto i 1.650 miliardi di euro circa e nei supermercati, purtroppo, non abbiamo più cercato cacao meravigliao, ma mascherine.
In ogni caso, in termini economici, nell’ultimo ventennio si è palesato (e non solo più cantato) un “andamento lento”. Appunto.
E dello stesso avviso sembra essere anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI), che nel suo ultimo rapporto si dice speranzoso in una ripresa da parte del Belpaese, ma per ora vede ancora tante, troppe ombre.
In particolare, sostiene: “Le spese necessarie per affrontare lo shock pandemico e assicurare la ripresa dovrebbero essere accompagnate da un piano credibile per ancorare una significativa, sebbene graduale, riduzione del debito, una volta che la ripresa stessa sarà consolidata”.
Non è il momento di risparmiare, ma quello di spendere bene: c’è una economia da rilanciare, aveva detto il nostro premier nel suo discorso di insediamento alle Camere, ed in effetti i tempi e la forza della ripresa economica dipenderanno dall’utilizzo efficiente delle risorse del Next Generation EU.
Ora c’è un programma di vaccinazione da consolidare entro la fine dell’estate ed è corretto che il sostegno economico ai più bisognosi sia mantenuto finchè rimarrà la crisi sanitaria, ma serve anche avere un occhio alla crescita. Secondo il FMI, il PIL crescerà il 4,3% circa nel 2021, con un inizio debole seguito da un’accelerazione nell’ultima parte dell’anno. A gennaio, il FMI aveva previsto una crescita del 3%, dopo il crollo di quasi il 9% nel 2020. Ma rimane ancora una crescita lenta, rispetto alle stime degli altri paesi europei e soprattutto, prima o poi, Il rapporto debito/PIL ( vero macigno di questo Paese) emergerà con tutte le sue conseguenze.
Nel breve-medio periodo ci ritroveremo dunque a dover ridurre il debito e nel frattempo aver avviato le riforme strutturali mirate alla crescita economica, all’efficienza ( riducendo la iper-burocrazia) alla ridistribuzione della spesa pubblica e all’alleggerimento del carico fiscale, oggi necessarie per tornare a prosperare.
E in più avremo prima o poi uno sgradito “convitato di pietra” che si paleserà e complicherà e non di poco la situazione: il rischio di un aumento dei tassi di interesse a lungo termine, che oltre oceano sta già dando fiammate importanti.
Accelerare il processo di riforme e contestualmente la costituzione di un solido e concentrato sistema bancario che possa assicurare futuri flussi di credito per le imprese è allora fondamentale per farci trovare pronti all’appuntamento.
Si, perché tra poco si ballerà, ma di sicuro non sarà permesso un “andamento lento”.