Guido Wannenes-Gli effetti della rivoluzione digitale sul mercato dell’arte
Amministratore Delegato della Wannenes Art Auctions

Si è chiuso un anno anomalo per il mercato dell’arte, l’emergenza epidemiologica ha costretto i clienti a prendere confidenza con una serie di strumenti tecnologici già disponibili da tempo, ma ancora solo limitatamente utilizzati. Abbiamo così visto un grosso incremento delle aggiudicazioni online, sia per le aste web-only, (gestite direttamente da software), sia per le aste tradizionali, in cui tuttavia la partecipazione si è maggiormente concentrata sul web, anche perché molte aste si sono tenute a porte chiuse, senza la presenza del pubblico in sala. 

Qualcuno ha parlato espressamente di mercato in crisi, ma non credo che il calo del settore sia un freno soltanto attribuibile al COVID.

Da sempre ci sono anni migliori e anni peggiori e ciò dipende quasi esclusivamente dalla proposta, che non è migliore o peggiore a seconda dell’abilità dei singoli operatori, ma perché ci sono anni in cui si rendono disponibili sul mercato collezioni o beni importanti e anni in cui questo non accade. Si tratta di una caratteristica imprescindibile del mercato, fisiologica. Una parte rilevante della contrazione è attribuibile al fatto che ci sono state dunque opere meno interessanti, in termini di caratteristiche proprie, di coerenza con le tendenze attuali e con le richieste del mercato; o perché, pur essendo in linea con il gusto del momento, l’opera è stata proposta ad un prezzo non interessante, magari troppo elevato.

Se c’è tuttavia un anno in cui si potrà analizzare meglio quanto il COVID abbia inciso sulla voglia di vendere di certi collezionisti è il 2021, non il 2020 in cui la tempesta era in corso.

La pandemia ha spinto alcuni potenziali venditori ad attendere tempi migliori, ma la contrazione non è figlia di un mercato che non vuole comprare, quanto invece una carenza di proposte tanto interessanti da invogliare il mercato a comprare.

L’effetto COVID ha tuttavia favorito lo sviluppo di nuovi segmenti di collezionisti e l’acquisto di beni di medio valore: molte risorse economiche non sono state disperse in altri segmenti (viaggi, vita quotidiana, varie attività che non si sono potute svolgere) e non potendo più “guardare fuori”, molte persone hanno iniziato a “guardare dentro”, nella propria casa, decidendo di fare investimenti, miglioramenti, abbellimenti estetici, tra cui anche  le opere d’arte o in generale i beni di lusso. Non va neppure sottovalutata la crescita della domanda estera che grazie allo sviluppo del digitale è stata più facilmente raggiungibile con una offerta più mirata su gusti e tendenze culturali.  I collezionisti sono ancora felici di comprare, in un contesto di mercato comunque più selettivo e meno onnivoro rispetto al passato.

Di sicuro però il mercato dell’arte avrà bisogno di tornare ad una dimensione anche fisica della visione delle opere e del rapporto tra cliente, collezionista, organizzazione e opera. Il “passaggio” tecnologico avvenuto nel 2020 non verrà meno, una volta superata l’emergenza epidemiologica. In un anno è successo quello che sarebbe successo in 4-6 anni e questo modo virtuale di partecipare al mercato sarà sempre più utilizzato. Forse il 30% circa della clientela tornerà alle modalità e ai canoni più tradizionali, ma il restante 70% continuerà ad utilizzare in maniera piena le piattaforme web, con eccezione delle “aste evento”. La rivoluzione digitale in atto sta comportando innegabili vantaggi anche per noi operatori, quali quello dell’immediatezza e quello della velocità nella predisposizione di un catalogo. La stampa ha infatti dei tempi tecnici che per quanto possano essere compressi, non sono paragonabili a quelli della pubblicazione di un catalogo su un sito, in un’applicazione o su una piattaforma tecnologica.

 È comunque evidente che, soprattutto per la visione delle opere, e questo vale soprattutto per le fiere ma anche per le esposizioni delle aste, la presenza dal vivo rimanga più emozionale, più rassicurante, o anche solo più divertente, perché comunque è collegata anche al viaggiare, al vedere l’opera, al gustarsela.

 

Discendente di una celebre famiglia di antiquari di origine fiamminga del XVII secolo, ha trasformato la azienda di famiglia in una casa d’aste internazionale.

Amministratore delegato della Wannenes Art Auctions con sedi a Genova,Roma, Milano e Montecarlo.

Dirige anche il dipartimento “Uniche Proprietà” dedicato alla gestione e vendita di collezioni private.

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