Niente tasse, siamo Italiani!
Ha destato clamore la proposta di un noto politico di qualche giorno fa, sulla revisione delle imposte di successione, per creare una dote a favore dei giovani. Rimandando ad altra occasione un approfondimento in materia, è stata quasi unanime la reazione, con una alzata di scudi (quasi) bi-partisan all’urlo: “basta tasse”!
E in effetti il carico fiscale rimane uno dei problemi più gravi del nostro sistema tributario, che scoraggia la partecipazione al lavoro, soprattutto femminile e giovanile. Certo, il fisco non è una scienza esatta e probabilmente una riforma sostanziale su tutto l’impianto è preferibile ad interventi su specifiche imposte, che danno più la sensazione di boutade politiche volte a creare solo mero consenso nel breve termine.
Ma “l’elefante va fatto a fette”, per cui da dove partire? Da una fotografia. L’Italia ha la tassazione più alta sul lavoro in Europa, (prevalentemente Irpef) preceduta solo da Slovacchia e Grecia. Una assurdità. Ma anche la tassazione sul capitale (imposte su utili societari e capital gain), ci vede (ahimè) in primissime posizioni (settimi). Sulle imposte sui consumi, (prevalentemente IVA) siamo invece piuttosto fortunati.
Quindi il famigerato “taglio del cuneo fiscale” (sul reddito da lavoro) dovrà determinare fette ancora più consistenti (per restare in metafora). Sono troppi coloro che preferiscono accedere a generose quanto discutibili politiche di welfare, rinunciando alla occupazione e innescando così un circolo vizioso: meno gente che lavora, più tasse su chi produce.
Di proposte di revisione delle imposte ne sono state già fatte tante, e altrettante ne verranno fatte ancora, alcune chiedono di rivedere anche il sistema a scaglioni, che con la introduzione dei regimi sostitutivi ha prodotto delle distorsioni devastanti sulla progressività, con un carico fiscale che risulta particolarmente urticante sui redditi medio e medio bassi (la classe media per intenderci, sempre più povera).
Il premier ha ricordato che «va studiata una revisione profonda dell’Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività».
Winston Churchill diceva: “una nazione che tassa sé stessa per cercare di favorire il benessere è come un uomo in piedi in un secchio che tenta di sollevarsi per il manico”.
La riforma del fisco potrebbe davvero dare quel minimo di respiro necessario ad un Paese che si deve affrettare a correre, crescere e prosperare. Ma prima sarà più opportuno uscire coi piedi dal secchio…