Rimmel italiano
Alberto Biasi, Spezzato in rosso, 1985. Courtesy: Dep Art Gallery

Prologo. Se l’Italia confermasse la crescita sperimentata nel primo semestre 2021, a fine anno il PIL si assesterebbe a circa il +6% rispetto all’anno prima, in altre parole, l’economia del Paese tornerebbe quasi ai livelli (in termini di produzione e occupazione) pre Covid, con buona speranza di poterli finalmente toccare e anzi superare nel 2022. Fine del prologo.

Se avessimo esordito così in qualunque teatro italiano fino a due anni fa, ci sarebbe stato il silenzio generale, o peggio, qualche risatina di sottofondo.

Abituati a una crescita del “zero e qualcosina” da ormai anni, un enunciato di tale portata sarebbe stato poco credibile. Certo, di mezzo c’è stato il Covid, ma a confermare l’incredibile dato, per ora si sono già espressi numerosi istituti di ricerca, sia nazionali che internazionali, in attesa della ufficialità di fine mese con la Nota di aggiornamento al PNRR del governo.

Sul dato hanno inciso (e non poco) i 25 miliardi incassati dall’Europa sui quasi 49 miliardi erogati in totale (non possiamo di certo lamentarci), ma è ora che dobbiam giocare “bene ancora i quattro assi, bada bene, di un colore solo” (cit.) per aggiudicarci l’altra tranche da 25 miliardi.

Come fare allora per incassare l’intero jackpot?  Solo una cosa, che è poi quella più difficile: attuare le riforme promesse e consegnate nel PNRR, ovvero giustizia, concorrenza, pubblica amministrazione e fisco. In un Paese abituato alla stagnazione e a una decrescita (in)felice negli ultimi vent’anni, scommettere tutto sull’aumento della produttività grazie all’effettiva capacità di realizzazione delle misure programmate, potrebbe sembrare un azzardo.

Ma non abbiamo altre carte da giocare. E per un Paese che sta per toccare il picco massimo del suo debito pubblico (160% nel rapporto tra debito e Pil), dovrebbe essere a tutti chiaro che l’esito della partita dipenderà dalle capacità di intervenire sul “denominatore” e non più su “soluzioni fantasiose” del numeratore, come fatto in passato.

O forseChi (ci) ha fatto le carte, (ci) ha chiamato vincenti, ma uno zingaro è un trucco e un futuro invadente, fossi stato un po’ più giovane, l’avremmo distrutto con la fantasia”? (semi cit.)

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