In quest’anno passato abbiamo visto organizzazioni storicamente restie al cambiamento accelerare il loro processo di trasformazione. Nuovi modelli di business più inclusivi hanno mostrato come sia possibile crescere ed incontrare il favore di clienti, investitori, dipendenti e comunità locali. I modelli di servizio sono stati ripensati per accomodare stili di consumo emergenti, il lavoro che pensavamo potesse esser svolto solamente in ufficio è stato ridisegnato completamente senza impatti sulla produttività, il tutto abilitato da nuove infrastrutture tecnologiche in cloud.
In questo scenario, possiamo classificare le grandi aziende europee in tre grandi blocchi: le imprese che fanno fatica a tornare ai livelli di ricavi e di redditività ante Covid 19 (aziende in contenimento), le aziende che viaggiavano forte prima dell’emergenza economico sanitaria, ma che hanno accusato il colpo, in quanto operanti in settori fortemente impattati (“angeli caduti”), e infine i “leader di domani”, ovvero le aziende posizionate al meglio per sfruttare la ripresa economica.
La classificazione appare abbastanza netta, anche se esistono tendenze in comune, soprattutto in tema di innovazione e sostenibilità, che fanno ben sperare per un rilancio dell’economia continentale.
Questa fotografia è emersa anche in uno studio pubblicato e condotto da Accenture su un campione di aziende leader a livello continentale “The European double up: a twin strategy that will strenghten competitiveness”, in cui emergono chiari gli orientamenti seguiti dalle aziende che stanno investendo per anticipare il futuro ossia: l’innovazione e la sostenibilità, elementi che hanno seguito strade separate fino ad oggi, ma che in futuro si incroceranno fino a diventare inseparabili.
L’Europa della ripartenza si trova davanti a sé una strada tutt’altro che in discesa, resa impervia dalla notevole frammentazione dovuta agli impatti della pandemia.
Quali sono allora queste aziende “leader di domani”? All’interno del campione analizzato (più di 4.000 società) abbiamo individuato circa un terzo (il 32% per l’esattezza) di aziende che possono guidare la ripresa. Tra queste figurano imprese del pharma, delle biotecnologie, dell’hi-tech, dei media e del largo consumo.
La ripresa a livello continentale potrebbe assume la forma a U, V o altra lettera da scoprire. Ma di certo c’è una lezione strategica trasversale a tutti i comparti: crescono gli investimenti nei “due gemelli di prima”, dove, secondo il nostro studio il 45% delle “big company” europee sta già investendo sia in sostenibilità che in innovazione, il 40% prevede investimenti ingenti nella intelligenza artificiale e il 31% sta ancora pianificando gli investimenti.
Siamo dunque in una fase sempre più profonda in cui la sostenibilità è vista e vissuta dai leader illuminati come l’unica strada per avere un’economia di riferimento, non come un’opzione di marketing.
L’evoluzione della regolamentazione, della finanza, dei consumatori e delle aziende sta già richiedendo una trasformazione dei modelli di business e dei processi operativi in un’ottica sostenibile. E la leva della digitalizzazione sarà fondamentale per abilitarla. La sostenibilità sta inoltre aprendo nuovi spazi di mercato, attraendo la finanza e garantendo nuove dimensioni di beneficio.
Non deve dunque stupire il fatto che diverse grandi aziende stiano ripensando i propri ecosistemi: i consumatori sono sempre più attratti dalle aziende responsabili, di conseguenza sempre più imprese propongono una particolare attenzione alla filiera di produzione per verificare di esserlo effettivamente.
Questo si traduce in una estensione di prassi omogenee di controllo di fornitori o di qualità, di rispetto della legislazione in tema di lavoro e di nuovi standard di produzione, pena l’essere esclusi dal mercato.
Fattore congiunto a questo nuovo orientamento è quello della valorizzazione del talento, del lavoro e della leadership che si lega inevitabilmente anche a nuovi modelli di lavoro sempre più ibridi che lascino spazio alla socialità. Se cambia il mondo del lavoro, deve cambiare anche la leadership: la responsabilità verso il capitale umano è aumentata esponenzialmente nell’anno della pandemia.
La gestione delle relazioni umane, che è la competenza soft per eccellenza, è stata decisiva e sarà sicuramente un pilastro strategico della twin transformation.
Strategy Lead ICEG – Italy, Central Europe & Greece. Ha maturato oltre 25 anni di esperienza nella consulenza strategica e direzionale in Italia e all’estero. In particolare, nel ruolo di responsabile di Accenture Strategy, guida un gruppo di 220 professionisti.
Inoltre, in qualità di Client Leadership, ha supportato negli anni i principali gruppi bancari nella presa di decisioni strategiche, affrontando le sfide della trasformazione e della crescita sostenibile.
Autore di articoli e pubblicazioni nonché speaker in numerosi convegni in ambito Financial Services e Consulenza Strategica. Appassionato di sci alpinismo, sposato con due figli, vive a Varallo.