Il 2021 si è appena concluso con l’auspicio che il nuovo anno possa essere quello di un graduale ritorno alla normalità, pur caratterizzato da nuove prospettive sia di vita sociale che di vita professionale. Il cambiamento riguarda, certamente e più di qualsiasi altro ambito, la Sanità; lo scenario che si dipana innanzi a noi è – infatti – caratterizzato da un rapido divenire. Genova e la Liguria, come spesso è accaduto in questi anni, sono e saranno – ancora una volta – rispettivamente città e Regione pilota. Il nostro Territorio, infatti, è connotato da peculiarità demografiche, oltre che geografiche, tali da dover immaginare già oggi ciò che il resto d’Italia dovrà affrontare non prima di una ventina d’anni. La sfida delle cronicità a lungo trascurate, in modo ovviamente e tristemente incrementale negli ultimi mesi, e di tutto ciò che la pandemia ha rallentato in termini di prevenzione, screening, cura e follow-up, a detrimento del bene Salute dei cittadini-pazienti (basti pensare al fatto che la stadiazione media delle malattie oggi diagnosticate è sensibilmente più avanzata rispetto al pre-SARS-COV2), deve portare ad uno sforzo comune di tutti i “portatori d’interessi”, nell’accezione migliore del termine. Si impone, quindi, una sinergia che consenta di convogliare, nel modo più efficace ed efficiente, le strategie di riforma del SSN attualmente in corso, investendo le ingenti risorse che per alcuni anni avremo (e che precederanno un lungo periodo di grande austerity, già preannunciato), affinché si possa creare un sistema sostenibile nel lungo periodo, caratterizzato dall’equità nell’accesso alle cure e dalla risoluzione delle tante criticità che oggi si palesano nel nostro quotidiano lavorativo. Basti pensare alla drammatica situazione dei Pronto Soccorso, laddove la grave carenza di Medici è da ricercarsi nei turni massacranti, nei sempre più frequenti episodi di violenza verbale e/o fisica contro gli operatori, nelle continue reperibilità e guardie notturne e festive, nel tempo sottratto alla vita privata ed all’aggiornamento, per non parlare della sostanziale impossibilità di svolgere attività libero-professionale. Altro tassello fondamentale è la continuità delle cure, da cui l’ormai improcrastinabile riforma del Territorio, che non può non passare da una nuova (forse prima) reale integrazione con l’Ospedale. Vi è, poi, il grande capitolo della comunicazione: tra Colleghi, tra Medico e paziente, tra Comunità Scientifica e popolazione, tra Medicina e mass/social-media. Tematiche, quelle citate, che impattano fortemente sul decoro e sulla dignità professionale da un lato, nonché sulla tutela di Salute della popolazione, vale a dire sui mandati istitutivi dell’Ordine, quale Ente Sussidiario dello Stato. D’altronde, è sotto gli occhi di tutti come, al tempo del COVID-19, la considerazione dei Medici – perlomeno in una parte dell’opinione pubblica – è passata dall’essere stati improvvisamente trasformati in “eroi” a oggetto di feroci critiche. Ebbene, la fortuna di chi oggi attacca i Medici è che i Medici, per esercitare la Professione, prestano – proprio all’interno della sede del loro Ordine di appartenenza – un giuramento che li porta a curare tutti, senza discriminazioni alcune, sempre e comunque. E’ questo uno degli aspetti cardine che può – e anzi deve – distinguere la Politica dalla Medicina, anche se in questi ultimi due anni la commistione è stata, purtroppo, frequente e difficile da comprendere. I Medici sul campo, quelli in prima linea, hanno – infatti – continuato a fare i Medici ed a prendersi cura (concetto ben più ampio del semplice “curare”) di ogni cittadino, per il COVID-19 e per qualsivoglia malattia, in scienza e coscienza, troppo spesso in condizioni proibitive ma, nonostante questo, senza far mai venire meno il proprio impegno, mantenendo a galla il Sistema Sanitario Nazionale e garantendo le risposte ai bisogni di Salute della popolazione. Un impegno che potremmo definire totalizzante ma che, a inizio pandemia, portò a respingere con forza l’appellativo di “eroi” perché l’essere Medico non configura solo una Professione, bensì anche una vocazione e, come tale, va semplicemente rispettata. In questo contesto l’ulteriore auspicio per il nuovo anno, anche grazie all’attuazione del PNRR, è che non ci si dimentichi troppo presto di quanto accaduto nella storia recente e che il 2022 possa rappresentare il punto di partenza per invertire la rotta e riportare la figura del Medico al centro del sistema Paese, quale garante del bene più prezioso; un bene senza il quale, come abbiamo potuto constatare in tutta la sua drammaticità, tutto il resto passa in secondo piano.
Medico Chirurgo, 39 anni, Specialista e Dottore di Ricerca in Medicina Legale, dal 2017 Professore di Medicina Legale presso l’Università di Genova, afferente al DISSAL (Dipartimento d Scienze della Salute), vanta incarichi di insegnamento anche in Atenei Stranieri. E’ consulente tecnico della Procura della Repubblica e delle Sezioni Civili e Penali presso numerosi Tribunali italiani. Convenzionato con l’Ospedale Policlinico San Martino, svolge attività di consulenza centrale anche per l’IRCCS-Istituto Giannina Gaslini. Nel 2014 è stato vincitore del prestigioso premio internazionale “Young Scientist Award”, quale miglior patologo forense al mondo under 40. Organizzatore di molteplici congressi nazionali ed internazionali, ha pubblicato oltre 200 lavori scientifici sulle principali riviste del settore, essendo anche membro dell’Editorial Board di alcune di esse. Da diversi anni è “Fellow” dell’American Academy of Forensic Sciences. Dal 2017 è Presidente della Federazione Regionale Ligure degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e, dallo scorso anno, Presidente dell’OMCeOGE per il quadriennio 2021-2024, di cui risulta esser stato Vice-Presidente nei precedenti due mandati (2015-2017 e 2018-2020).