Gian Luca Greco- Conflitto Russia Ucraina: crisi energetica e prospettive per il futuro
Amministratore Delegato Greeninvest

L’attuale conflitto Russia – Ucraina ha fatto emergere la fragilità del sistema energetico italiano basato sull’importazione di gas da paesi terzi, in particolare dalla Russia, piuttosto che sulla produzione diretta. Si prospetta un’incertezza sulle fonti energetiche di approvvigionamento per l’Europa, che inciderà sui prezzi del gas ma anche del petrolio impattando in modo importante sulle nostre economie: un fenomeno di una portata rilevante, sia per le implicazioni speculative nel breve periodo sia a livello strutturale.

Sconsideratamente, negli ultimi anni la nostra politica energetica si è basata su un unico principale fornitore, né parte dell’UE, né della NATO. L’Italia è infatti uno dei più grandi importatori di gas russo al mondo, e per questo, le conseguenze di questa crisi energetica saranno avvertite maggiormente. Oggi l’Italia si sta adoperando per diversificare i fornitori di gas e petrolio ma questa non sarà una soluzione risolutiva. É necessario implementare un sistema quanto più autarchico possibile attraverso una serie di iniziative: bisogna incentivare gli investimenti nel settore, come nelle rinnovabili, semplificando le normative di riferimento e snellendo la burocrazia. È indispensabile che l’autorità politica dia un segnale forte. Per quanto riguarda lo shock nel breve è necessario attivare un mix di iniziative, nonostante alcune non siano compatibili con la transizione ecologica. Qualora non si volessero toccare le riserve strategiche, il carbone rappresenta una soluzione ponte concreta in grado di accompagnarci verso le fonti green, che in questo momento cubano il 37% della produzione energetica complessiva. Arrivare a coprire il circa 50% di gas che stiamo importando dalla Russia non è banale e le centrali a carbone sono un asset che abbiamo in portafoglio da valutare per soddisfare un fabbisogno energetico impossibile da coprire nel breve con le rinnovabili.  Non è realistico pensare che nel breve o medio periodo il 100% delle fonti siano rinnovabili e avremo sempre bisogno di gas: dovremmo riuscire a produrne il più possibile, considerando che nel 2021 l’89% del consumo interno lordo è stato coperto dall’importazione. In breve, se si vuole adottare una politica energetica che punti agli investimenti senza sfruttare i giacimenti per questioni ambientali, ci si riduce ad essere un paese importatore e a dipendere da terzi. Il nucleare non rappresenta una soluzione: gli investimenti nel settore sono molto intensivi e sarebbero efficaci solo nel medio lungo periodo. La filiera di riattivazione delle centrali nel nostro paese è troppo costosa, e avrebbe senso solo se si decidesse di puntare sul nucleare come fonte ulteriore di approvvigionamento per almeno 20 anni.  Questa è la grande differenza con le centrali a carbone o policarburante che possono diventare operative nell’immediato, anche solo per 1 o 2 anni, in attesa di soluzioni alternative ed ecosostenibili. L’idrogeno sarà una delle fonti di approvvigionamento energetico del futuro, ma si tratta di una risorsa strategica, non tattica: puntare sull’idrogeno verde per la transizione energetica significa collocarsi a valle di una filiera che comprende fonti rinnovabili come idroelettrico, eolico e fotovoltaico a monte. Per dare un’idea, i primi impianti per la produzione di idrogeno verde su scala industriale verranno alla luce verosimilmente non prima di 2 o 3 anni.

Il mercato dell’idrogeno è completamente nuovo, e nel breve non è pronto per impattare sulla crisi a cui stiamo assistendo: ci si arriverà per gradi, ma questa crisi deve  rappresentare sicuramente un’occasione per dare un forte impulso al suo sviluppo e farsi trovare pronti quando la domanda globale sarà più matura.

 

CEO di Greeninvest, società di investimento in realtà che sviluppano progetti e prodotti ecosostenibili. Ha lavorato a lungo nel mondo delle energie rinnovabili, settore che presidia con Energeticamente, società specializzata in sviluppo di parchi eolici e fotovoltaici e di produzione di energia da queste fonti. La sua ultima avventura imprenditoriale si chiama Hydrogenia, una startup innovativa specializzata nella produzione di idrogeno verde. Nel campo delle energie alternative si è occupato non solo degli aspetti manageriali e tecnici ma anche di quelli finanziari. Un ambito in cui ha accumulato una grande esperienza nel decennio precedente (1999-2000), durante il quale ha svolto attività di investment banking con operazioni di M&A ed operazioni di finanza straordinaria.

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