Francesca Sanguineti-Le catene del valore globali: quali tendenze ne guidano la riconfigurazione?
Ricercatrice, Università di Pavia

Negli ultimi anni le aziende si sono trovate a dover affrontare shock esterni e tendenze di mercato che hanno rivoluzionato il loro modo di fare business. Già dalla metà dello scorso decennio con il boom delle tecnologie digitali ci siamo infatti trovati di fronte a scenari in cui le catene del valore globali stavano iniziando a subire forti variazioni. Si ipotizzava allora, e si inizia a vedere in pratica oggi, una economia indirizzata a sviluppare prodotti sempre più personalizzati in base alle esigenze del consumatore finale. È il caso di brand globali come, ad esempio, Nike e Adidas che hanno sviluppato partnership rivolte all’utilizzo di tecnologie come la stampa 3D per permettere ai loro consumatori di creare le scarpe esattamente come le vogliono e ritirarle, dopo solo qualche ora, in store dedicati. Emerge quindi la tendenza di unire il fisico al digitale, offrendo un prodotto che venga visto dal consumatore come un’esperienza vera e propria. Assisteremo pertanto ad un accorciamento delle catene del valore che dovrebbe portare anche ad una maggiore flessibilità delle stesse. Produrre il bene al momento dell’acquisto, ad esempio, elimina le attività di trasporto e stoccaggio riducendo non solo i costi, ma anche l’impatto ambientale. Non dimentichiamo difatti quanto l’attenzione alla sostenibilità sia diventata ormai fondamentale – se già dal 2010 la sensibilizzazione ad aspetti ambientali, economici, e sociali aveva iniziato ad avere un peso importante sulle strategie aziendali, ora le aziende sono quasi obbligate ad affrontare tali questioni con obiettivi sempre più orientati ai diversi livelli di sostenibilità. Le tecnologie sembrano essere uno strumento per raggiungere proprio questi scopi. Gli shock esterni degli ultimi anni, e mi riferisco principalmente alla pandemia, alla collegata shortage economy, alle conseguenze della guerra Russia-Ucraina ma non esclusivamente a queste ovviamente, hanno portato le imprese attive a livello globale a dover scovare alternative a materie prime, fornitori, ma anche a mezzi per raggiungere i loro consumatori. Le aziende che si sono trovate e tuttora si trovano a dover gestire la mancanza o il forte aumento del costo delle materie prime, hanno iniziato a pensare a strategie alternative per coprire tali mancanze e per non trovarsi, in futuro, a non poter produrre o vendere i loro prodotti per una motivazione indipendente dalle loro scelte dirette. A cosa stiamo assistendo, quindi, ora? Si parla di reshoring, backshoring, nearshoring, ossia di una rilocalizzazione delle attività produttive o di parte della catena del valore nel paese di origine dell’azienda o in un paese vicino in termini di prossimità geografica, da un paese nel quale si era intrapresa precedentemente un’operazione di offshoring, ossia il portare in un paese estero parte dell’attività produttiva dell’azienda. Allo stesso modo si parla di sviluppi interni di materie prime alternative. Tra gli esempi principali figura l’azienda Gresmalt che sta sviluppando piastrelle in ceramica da argilla italiana, da sostituire a quella ucraina (interessante sottolineare come questo progetto sia iniziato prima del covid e ancora prima della guerra correntemente in atto). Quanto impattanti e quali siano effettivamente le varie dinamiche che stanno modificando le catene del valore delle aziende nei vari paesi ad oggi è però di difficile definizione. Manca una vera e propria banca dati che raccolga al suo interno le informazioni necessarie a rispondere a tali quesiti. A questo proposito, come team dell’Università di Pavia, in collaborazione con partner aziendali e istituzionali di eccellenza, abbiamo appena lanciato l’Osservatorio ReValue Chains che ha l’obiettivo di analizzare le dinamiche delle catene del valore globali, con particolare attenzione alla resilienza e alle potenziali riconfigurazioni delle stesse a seguito di eventi disruptive come quelli precedentemente menzionati. Solo raccogliendo dati ed esperienze dirette delle aziende potremo avere una visione più precisa del panorama attuale a livello italiano, europeo e globale.

 

Ricercatrice presso l’Università di Pavia, ha trascorso alcuni anni ricoprendo ruoli manageriali nel campo della consulenza e del retail prima di intraprendere la carriera accademica. Ha conseguito il dottorato a Pavia ed è stata visiting scholar a Georgia State University. Dal 2019 è co-lecturer del corso Strategic Management presso IES Abroad Milano e dal 2022 del corso di Digital Marketing a Pavia. Ha optato però per la vita da pendolare per poter mangiare focaccia e cappuccino ogni mattina. Con uno sguardo sempre rivolto verso fenomeni di business a livello internazionale, è interessata a studiare l’impatto delle tecnologie dell’Industry 4.0 sul panorama imprenditoriale attuale e, nello specifico, sulle catene del valore globali e sulla loro sostenibilità.

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