La pandemia ha avuto un impatto irreversibile su tutta l’umanità. Il settore bancario non avrebbe potuto esserne immune. Come in tutti i settori industriali, i cambiamenti conseguenti alla pandemia hanno avuto un impatto sulle aspettative dei clienti riguardanti i servizi bancari digitali, ad un livello più alto di sempre. Le banche oggi si stanno trasformando in qualcosa che va oltre il concetto tradizionale di banca. Gli istituti di credito leader del settore si stanno infatti trasformando in piattaforme multi-servizio, con un’offerta che va dalla mobilità all’ e-goverment, dai servizi alla persona al commercio, costruendo un nuovo ecosistema ricco di opportunità per i loro clienti. In particolare, stanno diventando sempre di più dei “trusted advisors” per i propri clienti, supportandoli nella loro quotidiana gestione delle proprie finanze con una ampia varietà di soluzioni digitali. Dal punto di vista della maturità digitale, è positivo il fatto che da una ricerca internazionale che abbiamo fatto in Deloitte, tra le banche Italiane analizzate, una quota prevalente (più del 60%) si posizioni all’interno di due cluster contraddistinti da un maggior livello di maturità digitale, ovvero i Digital Champions e Digital smart followers. Ma vediamo innanzitutto il contesto economico susseguente alla pandemia. Questa ha lasciato un generale senso di incertezza, che a sua volta ha generato un diffuso rallentamento economico ed un incremento significativo del tasso di inflazione, peraltro anche a causa del conflitto armato russo-ucraino. I consumatori, sia a livello internazionale che italiano, sono ora preoccupati riguardo i lori risparmi e pongono sempre maggiore attenzione al modo di spendere, dimostrando un costante incremento delle loro attitudini agli acquisti attraverso il canale digitale, nonché verso una sempre maggiore consapevolezza verso i temi di sostenibilità. Diviene pertanto sempre più un fattore critico per gli operatori finanziari dare risposte concrete ai cambiamenti comportamentali dei consumatori, concentrandosi in particolare sui loro bisogni, tra i quali si segnalano due aspetti fondamentali.
Il primo è privilegiare singoli “entry point” per l’accesso da parte dei clienti ad un ampio insieme di prodotti e servizi (e.g. attraverso l’utilizzo di SuperApp). A tal proposito, quasi 1 Cliente su 2 dimostra essere predisposto ad utilizzare piattaforme esterne per prodotti finanziari e al contempo la propria app bancaria per servizi non finanziari.
Il secondo è relativo al progressivo shift verso l’utilizzo dei canali di Digital Banking (mobile app e website) per una gestione più efficiente delle attività bancarie. A dimostrazione di ciò, il tasso di internet banking penetration ha raggiunto il 45% nel 2022, anticipando le previsioni di circa 3 anni rispetto alle proiezioni pre-Covid. Rispetto a tali nuove esigenze dei Clienti, le banche possono rispondere agendo in logica di “piattaforma” di servizi a valore attraverso la creazione di una “value proposition” basata su ecosistemi di partnership, ma anche con lo sviluppo di soluzioni fully-digital ed una ottimizzazione della copertura territoriale. Da uno studio Monitor Deloitte emerge infatti che le c.d. “Exponential Banks”, istituti finanziari caratterizzati dalla capacità di evolvere i propri modelli di business attraverso innovazione, capacità di adattamento e flessibilità strategica, ottengano in media migliori risultati in termini di valuation (+176%) ed efficienza (“cost income” inferiore di circa 20p.p.) rispetto rispetto ai “worst performers”. Come anticipato, i clienti digitali, ovvero coloro che svolgono più del 90% delle transazioni finanziarie attraverso Internet/ Mobile banking, giocano un ruolo sempre più centrale per le banche. Nel 2021 costituivano circa il 50% del “net banking income” delle banche, con una forte predominanza in termini di numero di clienti appartenenti a fasce Gen Z e millennials, e si stima che tale quota raggiungerà il 70% nel 2027 (crescendo quindi di ca. 20 punti percentuali). Tale incremento di clienti a vocazione digitale alimenta sempre più la creazione di banche interamente digitali. Tuttavia, il principale fattore critico di successo per le banche digitali, siano esse native digitali o frutto di iniziative di trasformazione digitale di banche tradizionali (e.g. Neobanks), risulta il raggiungimento di una massa critica di clienti tale da sfruttare effettive economie di scala e abbassare il “cost per customer”, rendendo così la banca digitale profittevole. A dimostrazione di ciò, dalle analisi emerge come ad un aumento di 9x della base clienti corrisponde una riduzione del 75% del costo per cliente. Lo sviluppo di soluzioni fully-digital per i clienti, finalizzate a soddisfare l’esigenza di “self direct operation”, dovrà essere affiancato da un’ottimizzazione della copertura territoriale in grado di garantire una maggiore efficienta operativa. Tale processo di revisione del footprint geografico non potrà prescindere dall’effettivo livello di digitalizzazione che contraddistingue le diverse aree geografiche del Paese e dovrà essere accompagnato da iniziative complementari di accompagnamento all’evoluzione. Partendo dalle ca. 34.000 filiali bancarie nel 2011 in Italia, secondo l’analisi Monitor Deloitte, si stima per il 2023 un numero di filiali pari a ca. 20.000, per poi arrivare a ca. 16.000 nel 2029. I canali digitali, dunque, non saranno più semplici canali integrativi, ma rappresenteranno sempre di più un fattore chiave e differenziante della value proposition delle banche. A che punto è l’evoluzione delle banche italiane lungo queste direzioni? Quali sono le opportunità di ulteriore sviluppo? Lo studio Deloitte sulla Digital Banking Maturity, fornisce una valutazione completa del mercato esaminando 304 banche operanti in 41 Paesi differenti (con la partecipazione delle principali economie globali in EMEA, America, Asia). A livello nazionale, lo studio ha preso in esame un gruppo consistente di operatori bancari (banche tradizionali, banche online ed operatori FinTech) che, nel loro insieme, costituiscono un campione Italiano altamente rappresentativo (e.g. coprendo l’88% dell’offerta prestiti bancari). Sulla base dei risultati ottenuti, le banche italiane dimostrano una forte crescita rispetto allo studio precedente (2020), colmando il divario e affiancandosi alla media globale lungo tutte le dimensioni di analisi. Al contempo, lo studio mette in evidenza alcuni ambiti di intervento funzionali al raggiungimento delle best practice a livello globale.
Financial Market Industry Leader di Deloitte Central Mediterranean.
È partner audit dal 1998, Dottore Commercialista e Revisore Legale dei Conti in Italia.
Ha assunto il ruolo di revisore per numerosi istituti bancari in Italia ed è attualmente revisore del Gruppo UniCredit e del Gruppo Cassa Depositi e Presiti
Esperto di IFRS/IAS, ha una solida esperienza in incarichi di due diligence nell’ambito delle acquisizioni, in particolare per l’Europa Centro-Orientale.
É spesso chiamato come esperto da numerosi tribunali italiani per stilare pareri, fairness opinions e valutazioni su molte operazioni di finanza straordinaria.
Vive e lavora a Milano.