Mariolina Bassetti- Riflessioni sul mercato dell’arte
Chairman Continental Europe per il dipartimento di  Post-War and Contemporary Art di Christie's

Si può parlare di un anno straordinario del mercato dell’arte internazionale: il 2022 è stato infatti il migliore nella storia delle grandi case d’asta internazionali. Nello specifico, Christie’s ha raggiunto 8,4 miliardi di dollari di ricavato complessivo, divenendo la casa d’asta con il record assoluto per volumi di vendita. Il tutto è avvenuto in un anno tutt’altro che semplice, con una guerra in corso e una situazione globale di semi-uscita dal COVID, ma alcuni elementi hanno consentito, in particolare, di registrare questi grandi risultati. In primis la resistenza del mercato dell’arte e soprattutto della qualità, ben dimostrata dal fatto che, come sempre succede, nel momento in cui la borsa ha iniziato a scendere il mercato dell’arte ha registrato andamenti inversamente proporzionali, continuando a crescere. Altro elemento di successo è stata la disponibilità di meravigliose collezioni private in vendita. Le collezioni hanno grande successo perché vengono legate alla storia del personaggio che le ha costruite, si può creare una narrativa sulla storia della collezione stessa, con grande ritorno in termini di marketing. I collezionisti, inoltre, amano acquistare oggetti appartenuti a personaggi noti, che hanno impresso il proprio gusto sugli oggetti stessi, confermandone la qualità. L’appartenenza ad un personaggio noto influisce sui risultati di vendita delle collezioni, ma anche di singoli oggetti in cataloghi misti, nonché sull’attenzione del pubblico. La vendita record della Collezione di Paul Allen, ad esempio, battuta per 1 miliardo e 620 milioni di dollari è stata un vero e proprio evento internazionale, il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza e ha registrato non soltanto il 100% di venduto, ma anche grandi risultati da un punto di vista mediatico, rappresentando un episodio di grande qualità culturale. Nel periodo dell’esposizione si registravano davanti al Rockefeller Center code di persone non tanto interessate ad acquistare, ma quanto più a vedere opere di livello museale, aspettando ore per poter entrare. Ci sono stati diversi casi di aste in grado di generare questa attrazione, e questa aspettativa, e in cui gli acquirenti amano comprare qualcosa per cui c’è stata grande attesa. Questo vale soprattutto in America, dove la storia culturale è diversa e soprattutto ha radici meno antiche di quella europea. In America si registra infatti grande fanatismo per oggetti da collezione che difficilmente rientrano nelle corde del collezionismo europeo, come i pantaloncini o gli accappatoi di Cassius Clay venduti per centinaia di migliaia di dollari. La collezione mitizza gli oggetti e storicizza l’intera asta, dando maggiore incisività alla vendita. Da un punto di vista geografico, invece, sembrerebbe confermarsi il rafforzamento di Parigi nella scacchiera del mercato internazionale. Io credo molto in Parigi, credo che sia il futuro dell’Europa e sono una delle più grandi fautrici dell’importanza di Parigi in questo momento. L’Inghilterra, con la Brexit, si è un po’ auto-esclusa da un libero mercato senza dazi, con conseguenze importanti nel mondo dell’arte, poiché per un europeo importare le opere dall’Inghilterra è diventato molto costoso. La scelta di portare la nostra asta Thinking Italian, di arte italiana, a Parigi, è dettata prevalentemente da un aspetto economico, perché più della metà degli acquirenti registrati a questa asta ha provenienza europea. La scelta di Parigi è dettata anche da una bassa aliquota IVA, pari al 5,5% in Francia, contro per esempio al 10% in Italia, che rimane la aliquota più alta in Europa. Queste percentuali determinano differenze sostanziali nei prezzi che complessivamente dovranno essere pagati dal compratore. Inoltre, c’è anche un fattore ulteriore: noi italiani siamo sicuramente più vicini, culturalmente, alla Francia; e la nostra arte è sicuramente più affine a quella delle avanguardie francesi. Infine, c’è un ultimo elemento determinante: siamo molto più vicini ad una fiera come Art Basel che ad una fiera come Frieze a Londra, che è molto più contemporanea. Con l’introduzione di Art Basel Paris+ a Parigi, mi è sembrato che ci fossero elementi che combaciassero e che spingessero a portare la nostra asta di arte Italiana a Parigi. Ed è stata una prova di grande successo. Abbiamo registrato un grande entusiasmo, grande collaborazione dal team francese e notevoli semplificazioni nelle esportazioni e importazioni di opere. Se i nostri collezionisti italiani sono più attratti da Parigi, trovo altresì che l’arte contemporanea rimarrà sicuramente a Londra, e l’arte moderna sarà sempre più focalizzata a Parigi. Inoltre, l’arte italiana è ancora vista come arte elitaria, origine dell’arte degli altri paesi. È molto raffinata e selettiva, non riusciremo mai ad arrivare ad una globalizzazione della proposta a Milano, ma continuiamo a convogliare l’interesse di molti collezionisti sofisticati. Per concludere e in generale, penso che il 2023 possa esser un anno di transizione per il mercato dell’arte: siamo ancora in un momento molto delicato, con un contesto internazionale ferito da una guerra che va ormai avanti da un anno. Difficilmente sarà un anno di esplosione, ma penso che manterrà i buoni livelli dell’anno precedente. È bene tuttavia sottolineare che tutto dipenderà in parte anche dalle collezioni che potranno giungere sul mercato, elemento davvero imprevedibile. Le nostre previsioni sono sempre abbastanza soggettive e relative, ma è un lavoro splendido anche per questo: ogni giorno può succedere qualcosa di diverso che ci cambia la stagione.

 

 

Laurea in letteratura francese presso l’Università la Sapienza di Roma. Inizia il suo percorso all’interno di Christie’s nel 1987, diventando nel 1995 la Responsabile italiana del Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea. E’ alla guida dell’ ”Italian Sale”, poi “Thinking Italian”, l’unico appuntamento annuale a livello internazionale dedicato all’arte italiana del XX secolo, fin dalla sua nascita nel 2000. Nel 2015 l’Italian Sale ha raggiunto il record di vendite, realizzando £42,200,000 e proclamando Christie’s la nuova leader di questo segmento di mercato. Ad oggi è il record per un’asta dedicata interamente all’arte italiana. Nel 2011, in aggiunta alla precedente carica di International Director del dipartimento di Post-War & Contemporary Art, è stata nominata presidente di Christie’s Italy.  Nel dicembre del 2018 le è stata assegnata la carica di Chairman of Continental Europe per il dipartimento di  Post-War and Contemporary Art, guidando l’Europa Continentale e lavorando per elaborare una strategia che comprendesse un piano di crescita del business, l’acquisizione di nuovi clienti, la formazione e l’assunzione di nuovi talenti all’interno del team di Post-War & Contemporary Art. In oltre 30 anni di carriera all’interno di Christie’s, ha curato molti memorabili capolavori e inestimabili collezioni grazie alla sua capacità di saper instaurare relazioni solide con i suoi clienti, all’elaborazione di strategie efficaci e al lavoro di squadra. Anno dopo anno la sua figura è diventata fondamentale nella curatela e nel consolidamento dell’arte italiana nel mondo.

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