La pace è finita titola l’ultimo libro di Lucio Caracciolo.
È un’affermazione evidente per la guerra così vicina, in Europa, in casa praticamente.
Contemporaneamente la pace è finita anche dentro di noi. Da nevrosi ed angustie individuali, siamo approdati ad un sentimento di angoscia di morte collettivo.
C’è una inquietante incoerenza fra la negazione totale (la famosa operazione speciale) e la minaccia di guerra atomica di distruzione totale.
Questo scenario ci fa dire che la pulsione autodistruttiva e paranoica prende il sopravvento, stimolando la paura come trama costante delle emozioni della vita.
Le lancette della storia vengono riportate indietro e il codice paterno ritorna ad indicare il suo centro nella virilità del guerriero.
Gli uomini al fronte a morire e le donne a casa o all’estero a proteggere i bambini.
Per noi vicini e insieme lontani dal fronte della guerra, le reazioni vanno in direzione opposte, il ritiro depressivo, la sostanziale rinuncia alla propensione alla vita soffocata dall’angoscia non elaborata e dal senso di impotenza.
In tendenza opposta una sorta di euforia di emozioni con la diminuzione dei freni inibitori, alla ricerca di una gioia difficile da trovare e allora l’uso della violenza come mezzo espressivo.
Nella psicoanalisi della guerra l’autore Franco Fornari sottolinea come la guerra appunto venga sempre annunciata come atto d’amore e mai come pulsione distruttiva.
Amore per la libertà, amore per la democrazia, la religione, amore per la patria, per i propri compatrioti succubi di altri regimi (i russi nel Donbass).
Non possiamo non notare che con pretese motivazionali d’amore, gli uomini autori di violenza giustificano i loro comportamenti violenti con la partner.
“L’amavo troppo per perderla, l’ho uccisa per questo.”
Infine, abbiamo delle risorse per perseguire l’obiettivo di affrancarci da ogni genere di povertà e privazioni sia fisiche che psicologiche senza usare la guerra come unica soluzione?
Partendo dall’esperienza delle generazioni precedenti (padri/madri e nonni/e) proviamo a mettere in moto energie positive per affrontare analoghi percorsi, pericoli e superarli.
Arturo Sica psicoterapeuta, direttore del centro “White Dove”, si occupa delle dinamiche familiari e della gestione dei conflitti. Ha sviluppato programmi di supporto per uomini autori di violenza e ha collaborato come consulente con la commissione femminicidio al Senato della Repubblica durante la passata legislatura.