Paolo Maloberti-La riduzione del valore degli attivi iscritti in bilancio: impairment test
Partner Audit & Assurance di BDO Italia

A scopo puramente divulgativo ed evitando di entrare nei tecnicismi della dottrina ragionieristica, possiamo definire il test di riduzione del valore degli attivi iscritti in bilancio, c.d. “impairment test”, come un importante strumento valutativo contabile utilizzato dalle aziende per misurare la recuperabilità di singoli assets aziendali o dell’intera azienda.

Tale processo ricopre un ruolo cruciale nella rendicontazione finanziaria e nella gestione delle risorse aziendali: sia perché viene richiesto dai principi contabili nazionali, internazionali e dalla normativa civilistica e sia perché fornisce un quadro prospettico della capacità degli assets dell’impresa di generare flussi di cassa adeguati al sostegno della continuità aziendale. Attraverso questo test, le aziende possono assicurarsi di: riflettere accuratamente la situazione finanziaria, fornire informazioni trasparenti agli stakeholders e prendere decisioni informate sulla gestione delle risorse dell’impresa, spostando il paradigma valutativo dal costo storico degli assets ad una visione prospettica e dinamica connessa alla capacità di generare flussi di cassa futuri degli stessi.

Il processo di impairment test coinvolge diversi passaggi: in primo luogo, il management  identifica gli attivi che potrebbero essere soggetti ad una perdita di valore, includendo in questa analisi tanto attivi fissi tangibili quali immobili e attrezzature, che attivi fissi intangibili come goodwill o diritti di brevetto piuttosto che investimenti partecipativi in altre imprese.

Successivamente l’esercizio valutativo comporta la determinazione del valore recuperabile di ciascuno dei suddetti attivi, basata sulla stima dei flussi di cassa attesi, derivanti dall’utilizzo del singolo bene nel processo produttivo, in un orizzonte temporale definito. Tale valore così determinato viene confrontato con il valore contabile dell’asset e, qualora il valore recuperabile risultasse inferiore al valore netto contabile dello stesso, il management procederà a rettificarne conseguentemente l’importo iscritto in bilancio.

L’impairment test è essenziale per diverse ragioni: contribuisce a garantire la corretta rappresentazione della situazione finanziaria di un’azienda dimostrando la recuperabilità dei valori iscritti in bilancio, garantisce ad investitori e stakeholders informazioni sulle prestazioni finanziarie dell’azienda e sulla sua capacità prospettica di generare flussi di cassa nel futuro, permette al management di prendere decisioni informate sul mantenimento o sulla realizzazione di attivi che potrebbero aver perso valore, aiuta ad ottimizzare l’allocazione delle risorse.

Alla luce di quanto sopra sintetizzato, concludo dicendo che a prescindere dalle prescrizioni normative, l’impairment test risulta uno strumento consigliabile come processo di moderna gestione aziendale.

Infatti, spostando il paradigma contabile dalla valutazione consuntiva ad un approccio predittivo, disciplina il management ad un sistematico e sistemico esercizio di programmazione aziendale a medio e lungo termine, focalizzando gli obiettivi sulla generazione di flussi di cassa, quale strumento di misurazione delle performance aziendali.

Inoltre, la sua corretta applicazione garantisce la sostenibilità del business rispetto al semplice indicatore di profitto economico. Anche il processo di comunicazione finanziaria con tutti gli stakeholders aziendali è così migliorato: azionisti, creditori, investitori, banche, organizzazioni sindacali etc… possono monitorare il rendimento aziendale e prendere decisioni informate.

In poche parole, si migliora la fiducia verso l’azienda e ne aumenta la reputazione, garantendone, al tempo stesso, la sostenibilità nel tempo.

 

 

Laurea cum laude in Economia all’Università di Genova, Dottore Commercialista e Revisore Legale, partner Audit & Assurance di BDO Italia S.p.A. in Genova e Milano

 

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