C’erano una volta i Paesi PIIGS: una (s)fortunata invenzione del giornalismo anglosassone per definire prima quattro, poi cinque Paesi (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) che, nella crisi del 2010, con i loro debiti, stavano facendo saltare l’Euro.
Chi ha già, o comincia ad avere, qualche capello bianco in testa, lo ricorda bene: quella crisi per noi decretò un governo tecnico, una manovra “lacrime e sangue”, con lacrime vere spese a favore di telecamera, anche per fare audience e raccontare al Paese che il momento era davvero grave.
A qualcun altro, (chiedere agli amici ellenici), andò persino peggio ed emerse la netta sensazione che l’“Europa unita” fosse una casa meno accogliente di quanto ci fossimo prodigati a raccontare per anni.
Il giudizio sulla situazione era sprezzante o, meglio, “tranchant”, come direbbero i nostri cugini d’oltralpe: da una parte una Europa laboriosa, virtuosa e sana, dall’altra una Europa casinista e anello debole del mercato unico, con un debito pubblico elevato, una crescita stagnante e fondamentali di lungo periodo che non lasciavano sperare in un cambiamento di rotta. I titoli di debito di questi Paesi non potevano che essere chiamati “Junk” (spazzatura). Non ricordo, poi, se fosse solo riferito ai titoli, a dir la verità.
Sono passati 13 anni da allora: l’Europa ha smesso di crescere, o forse ci eravamo illusi che potesse farlo prima o poi, la Germania è impantanata in una crisi politica ed economica senza fine, con la sua azienda leader nazionale che cerca disperatamente di non chiudere le sue fabbriche, la Francia è schiacciata da un passato ingombrante e un presente spaventoso, l’Inghilterra è solo un ricordo di ex capitale finanziaria europea. Poi ci sono tanti Paesi piccoli in cerca d’autore e gli ex Paesi PIGS o PIIGS che dir si voglia, che udite udite, non sono diventati virtuosi, ma neanche così viziosi come si voleva raccontare.
Vogliamo tirarcela un po’? E allora diciamo anche che i PIIGS, nel periodo 2019-2023 sono mediamente cresciuti di un 5% in più rispetto alla Germania, che, come detto, ha una economia da qualche tempo in sofferenza.
Non solo. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, le economie dei PIIGS dovrebbero continuare a correre, mentre, accanto alla Germania, rimangono sostanzialmente ferme anche altre economie del nord, come Austria e Olanda. E chi ha l’economia più brillante in questi ultimi 12 mesi in Europa? La Grecia, che dal 2023 sembrerebbe aver trovato una stabilità anche politica. Insomma, si sono invertiti i ruoli: la storia sa essere proprio beffarda.
I fattori alla base di questa accelerazione delle economie del Sud Europa sono molteplici e secondo più fonti dipenderebbero dalla ripresa del turismo post Covid, da una minore esposizione alla industria manifatturiera, oltre a un più deciso sostegno dalle risorse pubbliche del Next Generation EU. Il ritorno della fiducia sui PIIGS è dovuto dunque alle recenti politiche economiche adottate in conformità con le richieste dell’Unione Europea.
E così anche i debiti pubblici sono tornati, almeno al momento, sotto controllo, compreso quello elefantiaco dell’Italia che, tolta la spesa per interessi, si riduce di anno in anno; per contro, quello di tutti i ‘peer continentali’ (Regno Unito compreso) si espande.
Non è un caso che lo spread a 10 anni tra le obbligazioni italiane e tedesche, ad esempio, abbia di recente toccato i valori minimi dal 2021.
Non va neppure dimenticato che i livelli di indebitamento pubblico di Grecia (181% del Pil), Portogallo (122%) e Italia (132%) restano elevati e ampiamente sopra la media dell’Eurozona (90%). È vero, però, che rispetto ai titoli tedeschi, il livello dello spread (differenziale) è in netto restringimento per tutti questi Paesi.
Delle grandi economie continentali, solo una sta sensibilmente allargando lo spread su tutti gli altri Paesi e questa economia è quella francese.
Oh parbleu! Proprio loro che non sono mai stati teneri con noi?
Un approfondimento sarà fatto nel prossimo episodio di questa rubrica.
Mi viene però in mente un proverbio francese che avevo imparato tanti anni fa sui banchi di scuola: “Ne te joue pas d’autrui, car la route tourne et aujourd’hui tu es le joueur, demain tu seras le jouet”.
Che peccato che in tutti questi anni, abbia scordato il francese per tradurlo.