Cesare Soldi-Potenziamo l’agricoltura made in Italy: non si sa mais…
Presidente Associazione Maiscoltori Italiani

La garanzia degli approvvigionamenti delle produzioni agroalimentari è sempre più messa in discussione dall’attuale emergenza Covid 19 e dai sempre più estremi eventi atmosferici. Le nuove sfide ambientali, la corretta alimentazione, la tutela dell’ambiente, e il benessere individuale sono notizie spesso in prima pagina, quando sfogliamo un giornale, lo scorriamo on-line, o guardiamo in TV uno dei tanti programmi di “approfondimento”.   Il settore primario, quello dell’Agricoltura, è sempre più al centro di tanta attualità. Ma è proprio così come viene spesso descritto dai media generalisti?

Un settore, il nostro, ‘in tendenza’ se usassimo il linguaggio del web. Mais, frumento, soia, riso e tutto ciò che coltiviamo sulle nostre terre rappresenta la base della alimentazione e costituisce la fonte primaria del nostro cibo. Il mais ad esempio, per l’elevato valore nutritivo legato all’alto tenore in amido, è fonte di energia fondamentale per bovini, suini, avicunicoli, ovicaprini e bufalini. Per questo motivo il 77% del mais da granella, che spesso associamo solo a polenta o corn-flakes, è destinato all’alimentazione zootecnica e al settore mangimistico. Il mais finisce così principalmente sulle nostre tavole sotto forma di latte, yogurt, formaggio, salumi, carne e uova. Il 7% può essere consumato direttamente dall’uomo essenzialmente sotto forma di farine. Ecco perché sono così importanti i prodotti base della nostra terra come i cereali e in special modo del mais: essi rappresentano il punto di partenza della nostra alimentazione, salute e benessere e del nostro ‘made in Italy’, ma ahimè sempre più insidiati da crescenti importazioni di prodotto estero. Il consumatore deve sapere che in Italia e in Europa abbiamo abbandonato da decenni mezzi di produzione ancora utilizzati dai principali paesi da cui importiamo cereali e soia. Da noi atrazina e neonecotinoidi sono stati ad esempio messi al bando da anni nel settore maidicolo. Non solo. Gli standard di produzione nazionale ed europei sono i più alti al mondo in termini di salubrità alimentare e di sostenibilità ambientale. La prospettiva futura è quella di continuare ad accrescere tale primato. Non è cosa da poco se riguarda ciò che poniamo sulla nostra forchetta. Noi imprenditori agricoli ci stiamo chiedendo come continuare a valorizzare allora la nostra produzione. Non c’è che una risposta: orientarsi al mercato, per trasferire al consumatore il valore richiesto attraverso la filiera, elemento cardine di sicurezza alimentare. La ricerca è fondamentale e spazia dalla applicazione delle ultime innovazioni in ambito digitale per una tracciabilità integrale, fino al miglioramento genetico attraverso le nuove tecniche di evoluzione assistita, tutte soluzioni che possono giocare un ruolo importante a favore di qualità, ambiente e produttività (senza dimenticare la promozione di efficienti politiche agricole e commerciali, soprattutto coi paesi terzi). Solo salvaguardando ed accrescendo il potenziale produttivo dell’agricoltura italiana saremo in grado di portare in tavola un prodotto interamente ‘made in Italy’, con tutti i benefici per il nostro palato e per lo sviluppo della nostra terra.

 

Cremonese, coltiva cereali vernini, soia e mais in pianura padana. Laureato in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Milano, Master in Business Administration presso lo SDA dell’Università Bocconi. Ha lavorato per General Electric in Italia e all’estero come Marketing leader. E’ presidente nazionale dell’Associazione Maiscoltori Italiani (AMI) e segretario generale della Confederazione Europea dei Produttori di Mais (CEPM). 

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