Ci vorrebbe Qelo
StefanoTubaro-Serie-Contrazioni-2015. Courtesy: Made4Art, Milano

C’è grossa crisi!” urlava sconsolato Qelo, un improbabile personaggio di fantasia, interpretato dal genio comico di Corrado Guzzanti molti anni fa. Ora, io non so quanto la attuale Unione Europea sia preparata sulle puntate del “Pippo Chennedy show”, ma di certo la attuale scenetta dell’approvazione del budget 2021-2027 e Recovery fund ha qualcosa di surreale, a tratti grottesco e potrebbe di certo ispirare nuovi personaggi di fantasia al comico romano. Facciamo un piccolo sunto. Dopo mesi di comuni dichiarazioni di intenti sulla necessità di distribuire al più presto i fondi, (distinti fra sussidi e prestiti), che finanzieranno gli interventi aggiuntivi rispetto al bilancio comunitario ai singoli Paesi membri della UE, Ungheria e Polonia (ora sostenute informalmente anche dalla Slovenia) si sono sfilate. Una spaccatura inattesa che impedisce, allo stato attuale delle cose, di distribuire i fondi del famoso Recovey Fund, resosi necessario per lo scoppio della pandemia: 1800 miliardi di euro chiusi in un cassetto e lasciati lì. La motivazione del veto dei 2 Paesi risiede nella contrarietà (per entrambi) alla accettazione dello stato di diritto imposto dalla Ue. Facciamola più semplice: i leader dei Paesi Ue chiedono che vengano rispettati i principi fondativi della Comunità, (quali l’indipendenza della magistratura o il rispetto dei diritti civili). Chi non si adegua, non ottiene i fondi erogati per fronteggiare questa crisi di eccezionale portata. Peccato però che i due Paesi in questione non vogliono affatto assecondare la Ue e vorrebbero continuare a governare i loro Paesi come pare e piace ai loro leader autocratici. C’è anche un problema a monte: la distribuzione di questi fondi straordinari passa(attualmente) per un accordo all’unanimità tra i vari Stati. E la cosa surreale e appunto grottesca di questa vicenda kafkiana è che la Polonia sarebbe persino il terzo Paese a beneficiare maggiormente di questi fondi (dietro a Italia e Spagna).

Insomma, la soluzione non è proprio dietro l’angolo: da una parte l’intransigente Francia ha già dichiarato di spingere per un bilancio ad hoc per i soli paesi dell’Eurozona: un club di 19 economie che escluderebbe Budapest e Varsavia de iure, qualcun altro invece vorrebbe un Recovery Fund a 25 (anziché i 27 Paesi della Unione) proprio per escludere i 2 paesi riottosi. Altri Paesi cercano invece un accordo politico di compromesso. Qualunque cosa succederà, (se succederà) si sarà comunque perso tempo preziosissimo e i ritardi accumulati peseranno come macigni per far ripartire le nostre economie. Di certo Qelo saprebbe trovare succosissimi spunti da questa vicenda, purtroppo però le sue interpretazioni rimarrebbero divertente commedia, la nostra vicenda è invece assurda realtà.

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