Elia Napolitano-Il Mercato Immobiliare: imperativo riqualificare
Elia Napolitano, libero professionista settore immobiliare

Se c’è un settore, in Italia, che da anni vive altalenanti momenti di sviluppo e decise battute d’arresto, certamente è quello immobiliare e purtroppo, l’anno appena iniziato non sarà quello della ripresa. La pandemia da Covid, con il conseguente lockdown, ha accentuato la tendenza già in atto che si è palesata con un calo dei volumi prossimo al 20% di compravendita di abitazioni del 2020 rispetto all’anno precedente; ma i problemi vengono da lontano e non si risolveranno con una finta ripresa se non affrontati in modo deciso e strutturato partendo dal nodo fondamentale, quello della riqualificazione. Il tema evidenzia l’importanza di una riflessione sulle modalità e le metodologie d’intervento da applicare nelle trasformazioni del bene immobiliare. Certamente la questione dovrebbe riguardare la città nel suo insieme, dove va trovato il giusto equilibrio tra centro storico e periferia, perché quest’ultima, nel suo continuo processo di espansione, ha generato tanta “edilizia” ma certamente poca architettura. Ecco perché spesso la città ci appare frattale, disomogenea dove i nuovi insediamenti “edilizi” hanno prodotto forme che faticosamente sono riuscite a relazionarsi tra loro e che si sono manifestate come dispersione caotica di elementi e soggetti, di pratiche e di economie. Tutto questo perché, spesso, la visione degli investimenti immobiliari è stata sempre (o quasi) quella del massimo profitto generando di fatto delle false economie. Come dare torto a Richard G. Rogers quando afferma che “La forma che segue il profitto è il principio estetico del nostro tempo”. Questa rincorsa negli ultimi anni è sfociata poi all’estremo opposto, perché commissionare progetti di edifici estrosi e magnificenti, ha trasformato gli architetti in archi-star, facendo perdere di vista il vero ruolo dell’architettura, quella di essere sempre al servizio di chi la usa. Si è confuso arte ed estetica, bellezza ed estro, armonia e proporzioni, causando nell’immediato un profitto, ma certamente non un’economia. Scrive Kenneth Blanchard “Pensare solo in termini di profitto è come giocare a tennis guardando il tabellone e non la palla.” Ecco perché servono progetti architettonici di qualità che rispettino l’uomo attraverso la compatibilità funzionale e simbolica degli edifici soprattutto per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. In Italia abbiamo un’emergenza immobiliare, di rivalutazione dell’esistente che, ammortizzata ormai da anni la fase di “profitto”, va completamente ristrutturato con una visione finalizzata al comfort e all’ambiente in cui l’uomo e il suo benessere devono essere posti al centro di un’economia compatibile. Solo in questo modo potremmo ritornare a valori importati e significativi per il “nostro” patrimonio immobiliare, sia esso storico, di periferia o di centro. L’imprenditore (e mai più immobiliarista) deve prendere coscienza che il profitto generato da un’economia compatibile con i limiti del pianeta e con le reali necessità della gente, sarà di gran lunga maggiore e certamente migliore per sé stessi e per le loro future generazioni.

 

Designer, architetto, artista. Laurea in Architettura a Napoli, specializzazione a Miami (Florida). Ha collaborato con lo studio Arpaia Associates (Greenwich); PhD in Storia dell’Architettura contemporanea in Delawere. Completa il percorso formativo con gli studi di Marketing e di Ingegneria Civile ed Ambientale in terra meneghina. Da anni è dirigente d’azienda e Project Manager di EB Studioarkè & Partners ed Elan Consulting (società di Architettura, Ingegneria e di consulenza aziendale). Consulente di aziende di manifatture ceramiche, di arredo e home design. Autore di pubblicazioni, articoli sull’arte di architettura, ha maturato esperienza per organizzazioni di eventi e mostre d’arte, tiene dei seminari di architettura d’arte ed è docente nel Master in Gestione innovativa dell’arte presso l’Università degli Studi di Pavia.

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