Tanto, statisticamente piove
Mauricio Stella, I senza nome, 2002. Cortesia dell'autore

Ripresa” d’intorno, brilla nell’aria, e per li campi esulta, sí ch’a mirarla intenerisce il core. (semicit.).

Non me ne vorranno gli estimatori di Leopardi (mi auguro) se prendo a prestito una sua celebre poesia dedicata alla primavera, riveduta e corretta. Ma è innegabile che come tutti noi, costretti in casa da più di un anno e smaniosi di respirare questi scorci di primavera finalmente fuori, alla stessa maniera i mercati vogliono poter festeggiare i primi scampoli di ripresa economica.

L’economia mondiale torna a correre, trainata dagli Usa, ma anche dall’economia europea (persino quella italiana!) date in forte rialzo: le previsioni UE hanno rivisto all’insù le stime fatte nello scorso inverno, e se tutto andrà bene a fine 2022 si tornerà ai livelli pre-crisi (ma di questo ne parliamo magari la prossima settimana).

Si festeggia? Macchè… non si fa nemmeno tempo ad aspettarsi che i mercati schizzino all’insù, che invece collassano tramortiti dalla notizia dell’inflazione galoppante.

Insomma, i mercati hanno preferito vedere il bicchiere mezzo vuoto, rispetto a quello mezzo pieno.

Ma cosa è successo veramente?

L’inflazione americana (vero termometro internazionale) si è infiammata lo scorso aprile: prezzi al consumo saliti del 4,2% sull’anno scorso, (maggior balzo dal settembre 2008) e ben oltre le già spaventose previsioni del +3,6%. E poiché l’andamento dei mercati finanziari è strettamente legato al tema dell’inflazione, i mercati hanno sperimentato un forte sell off (vendita massiva) in settimana. Un po’ come se decidessimo di uscire a fare un picnic con la famiglia sul prato verde e sotto il cielo azzurro e un improvviso quanto violento temporale ci cogliesse completamente di sorpresa.

Ma dopo la tempesta spesso viene il sereno. E questo potrebbe essere appunto anche il caso dei mercati, anche se dovremo aspettare un po’ di tempo per capire se è stato solo un violento temporale o l’inizio di una grandinata.

Guardiamo la situazione specifica, i prezzi in America sono saliti un po’ in tutti i settori: materie prime, energia, combustibili, auto usate (che negli USA è un barometro particolarmente affidabile sull’inflazione).

Il problema è che il dato di oggi si confronta con quello di aprile dell’anno scorso, dove l’inflazione era collassata a causa degli effetti dei lockdown. Insomma, è ovviamente una distorsione statistica. (o almeno dovrebbe essere). Il problema è che il mercato vive su dati statistici e la maggior parte di movimenti in acquisto e in vendita di titoli e/o strumenti finanziari avviene sulla lettura del freddo numero.

Le autorità monetarie (Fed in primis, ma anche la nostra BCE) hanno invitato a mantenere i nervi saldi e che probabilmente si tratta di una lettura sbagliata del dato.

Il mio vecchio amministratore delegato, (uomo molto pragmatico), mi ripeteva spesso una frase divenuta cult, quando ero io in azienda l’addetto della comunicazione finanziaria e dovevo ingegnarmi per spiegargli le bizzarrie dei mercati finanziari. Mi ascoltava, mi guardava serioso e mi diceva: “Tutto chiaro. I mercati finanziari si affidano alla fredda lettura dei dati statistici. Peccato che un uomo con la testa nel forno e i piedi nel congelatore, solo per la statistica sta mediamente bene…”.

A distanza di anni, la trovo ancora una frase illuminante.

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