Gianluca Caffaratti- Il vero significato del Welfare Aziendale
Amministratore Delegato Happily

Quando mi domandano quale sia il core business della mia azienda, di fronte alla risposta “Welfare aziendale” le persone si suddividono in tre categorie, in base alle parole o alle espressioni che appaiono sui loro volti. Il primo nucleo di persone è caratterizzato da “gli esperti”.

Sono coloro che conoscono il Welfare, i vantaggi che porta alle aziende, e non solo.

Sono persone attente, informate ed aggiornate, con le quali spesso e volentieri si riescono a creare momenti di scambio e di confronto. Sono quelli che ne hanno capito il significato a 360° e che ne condividono i valori, e non soltanto la praticità o la sua convenienza economica.

Il secondo gruppo è composto da “coloro che non ne hanno la minima idea” e questa categoria, per quanto inizialmente mi faccia sorridere, è la più semplice su cui lavorare.

Rappresentano un terreno su cui si deve ancora piantare il primo seme, e di conseguenza mi dà modo di raccontare il concetto di “welfare aziendale”, che non è solo una parola in inglese che ormai fa parte del nostro vocabolario, ma è una vera e propria forza, un valore che può essere condiviso, uno strumento che gioca a favore della realtà in cui si opera sotto diversi aspetti.

Poi ci sono quelli che mi smorzano l’entusiasmo, che mi tirano una coltellata nello stomaco e mi rispondono “Ah sì, le Gift Cards!”. No, il Welfare non sono solo le Gift Cards!

Questo gruppo è forse il più complesso in quanto, nelle persone che lo costituiscono, si sia consolidata un’idea che, per scarsa conoscenza, non distrugge, ma sicuramente limita le opportunità legate a questo mondo. Il Welfare è un universo ampio, che si rispecchia nelle nostre vite ed in quelle delle altre realtà con cui decidiamo di rapportarci e di interagire, e che si discosta di gran lunga, a mio avviso, dal mero concetto di Gift Card.

Il Welfare è molto più di un buono benzina, di una carta per fare la spesa al supermercato, o di un codice che ti permette di acquistare l’ultima versione di ferro da stiro su Amazon. Si, si traduce anche in questo, ma penso sia doveroso metterne in risalto i valori e non soltanto la sua praticità.

Il Welfare quando vive e quando si muove nelle nostre vite, non opera soltanto a favore dei collaboratori o delle aziende, ma ha un impatto notevole sul territorio su cui agisce, sulle strade, sulle piazze, sulle attività e sugli angoli nascosti su cui ha modo di esistere. Si concretizza nella cartoleria all’angolo ed in tutte quelle realtà che abitano il nostro quartiere e che incontriamo mentre torniamo a casa, perché è territoriale, e di conseguenza sostenibile, perché agisce con forza e con risultato su tutti quei piccoli mondi che con la pandemia hanno vissuto sulla propria pelle il rischio di non esistere più. Il welfare è sociale, è solidale, è comunitario: incentiva, motiva, sostiene ed aiuta concretamente il proprio territorio, e non soltanto le grandi aziende di fast fashion o i colossi del mondo online. Il welfare significa creare dinamismo e dare vita ed opportunità a coloro che ci circondano, significa aiutare la cartoleria del quartiere, andando lì, attraverso una piattaforma, ad acquistare i libri scolastici per i propri figli, dando così un’opportunità, ricreando rapporti e valore sul nostro territorio.

Questo per me è il vero Welfare, non quello che si limita nella definizione di fringe che rimane intrappolato in uno schema freddo e ristretto, ma quello flexible, quello territoriale, vivo, che si muove nelle nostre strade e che rende il concetto di scambio e valorizzazione i suoi capisaldi.

 

Gianluca Caffaratti è un imprenditore genovese con un background manageriale all’interno delle risorse umane di grandi multinazionali. Nel 2017 fonda Happily, Società Benefit, che si occupa di sviluppare Piani di Welfare Aziendale e progetti di Benessere Organizzativo, di cui è proprietario ed amministratore delegato. Da sempre attento ai temi della sostenibilità e attivo sul territorio, ad oggi è il neoeletto presidente dell’associazione AIDP Liguria e scrittore del libro “La Favola del lavoro”.

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