Gianluigi Vignola- Non è mai troppo tardi per le Classic Car
CEO di Ademy Ldt, Vice Chairman “FIVA technical Commission" e membro della giuria del concorso di eleganza “Chantilly Arts & Elegance Richard Mille”

Il collezionismo delle Classic Car è cambiato? Se si, come? E da quando?  Cosa ci riserva il futuro? Per rispondere, occorre fare un passo indietro, quando negli anni 50, in Europa e negli USA un manipolo di stravaganti appassionati, guardati con sospetto, recuperava dai demolitori dei ferri vecchi che nessuno voleva più e li faceva funzionare sulle strade, creando sconcerto negli altri automobilisti. In quel periodo interessarsi ad un veicolo “vecchio” significava entrare in un Club esclusivo del quale si poteva fare parte solo se animati da un pizzico di follia. In UK il VSCC Vintage Sportscar Club nasce nel 1934 e dal 1927 si corre la London to Brighton riservata a veicoli costruiti prima 1905. Nei decenni 70 – 80 il motorismo storico inizia a strutturarsi, in Italia nel 1966 nasce l’ASI Automotoclub Storico Italiano, e proliferano nel mondo eventi sportivi e fieristici dedicati. I nostalgici stravaganti  si trasformano in una invidiata elite sociale.   E per essere ammessi nel circus ora occorre tempo, denaro e conoscenze, a testimonianza del raggiunto status sociale del collezionista di auto classiche. Nel 1985, per la prima volta, una auto da collezione passa di mano per oltre 1 Milione di $ (Ferrari 250GTO – valore attuale 65M$), una transazione commerciale talmente inedita per allora, da insospettire le autorità doganali che nascondesse traffici illeciti. Il mondo prendeva coscienza di questa moda di rivivere la propria giovinezza per mezzo delle Classic Car, e la domanda cominciò a crescere esponenzialmente. Il mercato assume piena maturità globale grazie all’ingresso nel settore delle più grandi case d’asta dell’arte: Christie’s e Sotheby’s.  La corsa all’acquisto di alcuni modelli Ferrari diviene frenetica, è significativo che alcune auto spedite in America dall’Europa cambiavano più volte di proprietario mentre erano ancora sulla nave. Tuttavia, come in tutti mercati nei quali i prezzi crescono troppo rapidamente, dal 1989 al 1991 si fece strada la speculazione, e come prevedibile quando la domanda si satura, i prezzi ritornarono ai valori precedenti. Gli speculatori abbandonarono il campo, ma restarono i veri collezionisti che continuarono imperterriti a giocare con le loro auto. Nacque così negli anni 90 un ulteriore fenomeno di natura finanziaria, come la vendita del contratto di acquisto di Instant Classic, a prezzi superiori al listino prima della consegna della vettura, oppure l’acquisto per investimento puro di vetture a tiratura limitata da conservare senza percorrere nemmeno un chilometro (Ferrari F40, Bugatti EB110, McLaren F1 ). Ma quali sono i modelli ha hanno trainato il mercato nei diversi periodi? Per capirlo occorre considerare che il profilo del “consumatore” di Classic Car, cambia progressivamente col passare del tempo, si succedono le generazioni, influenzando la domanda dei vari modelli. Negli anni 80-90 i modelli più desiderati erano le anteguerra (Bugatti, Duesenberg, Isotta Fraschini), negli anni 90-2000 le classiche degli anni 50, negli anni 2000-20 quelle del 70-90. Il gusto e quindi la scelta di acquisto, si forma nella coscienza di quei ragazzi tra gli 8 ed i 12 anni, che a 40-50 diventeranno i consumatori di questo mercato. Oggi alla tradizione automobilistica si aggiungono condizioni al contorno come nuovi materiali e tecnologie, restrizioni alla circolazione, normative antinquinamento, ed automatismi di guida, condizioni che orientano la continuità di questo settore. Come cambierà il mercato? Le Instant Classic sono ormai fonte di marginalità importante per i grandi brand Ferrari, Porsche, Mercedes, Aston Martin etc; Ipercar multi-tecnologiche programmate in serie limitatissime da consegnare solo a selezionati collezionisti che le accenderanno unicamente in garage per mostrale agli amici. In America nell’ultimo decennio nasce il fenomeno delle Resto-Mod, vetture classiche degli anni 50 e 70 aggiornate con nuovi motori, sospensioni pneumatiche, pneumatici ribassati ed ogni sorta di infotainment. Una realtà tipicamente di gusto yankee, che conquista le generazioni più giovani e che sta arrivando anche in Europa e la cui variante elettrica sta incontrando grande successo: vetture classiche dalle quali viene rimosso il motore endotermico sostituendolo con uno o più motori elettrici e pacchi di batterie. I collezionisti tradizionali gridano allo scandalo per le modifiche, ma per le nuove generazioni potrebbe essere una strada obbligata, come lo è già nei paesi del Nord Europa. Una Jaguar E elettrica è una auto classica? Si, lo è ancora e lo sarà sempre, anche in una eventuale versione a idrogeno; siamo costretti ad adattarci, ma il mercato lo facciamo noi appassionati. Poiché i tempi per costruire le reti elettriche di distribuzione capillari per il rifornimento elettrico saranno comunque lunghi ed il petrolio non si esaurirà così in fretta, come per un momento avevamo pensato negli anni 70, queste reinterpretazioni, a volte bizzarre, convivranno con le Bugatti 37, con le Lamborghini Diablo e le sportive giapponesi degli anni 70,  i cui prezzi stanno andando alle stelle. Spesso mi chiedono consigli su quale modello puntare per fare anche un buon investimento. La risposta giusta è “quello che vi fa sognare”.

 

All’età di sette anni e alla fine di un tornante vicino a Siena, un convoglio di “Barchette” rosse ruggì davanti a lui sul finale di tappa delle “Mille Miglia”. L’episodio fu la scintilla per una passione per le auto storiche che dura da più di 50 anni e che ha saputo coltivare durante i suoi oltre 30 anni di esperienza nel mondo dell’IT e dell’ICT di start-up europee nel segmento M&A. L’evoluzione naturale è stata quella di collegare il mondo delle auto classiche con quello della tecnologia digitale, creando così la società di valutazioni ADEMY (Automotive Data Evaluation Market Yields). Collezionista di auto storiche, ha partecipato ai maggiori eventi di Classic Car, come la “Mille Miglia” e la “London-Brighton”. Collabora con diverse riviste specialistiche del settore sia italiane che estere. Attualmente è anche membro della giuria del concorso “Chantilly Arts & Elegance Richard Mille”, per non rischiare di annoiarsi.

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