Una recessione d’azzardo
Alì Hassoun-Caffè Paradiso, 2012. Cortesia dell'artista

Era il dicembre del 2021: fior fior di stimati economisti internazionali predicavano cicli economici di straordinaria vitalità, l’inflazione era marginale o comunque si mostrava con picchi transitori e famelici investitori erano pronti ad approfittare di un mondo a tassi reali costantemente negativi e drogato da massicce, quanto generose, manovre di politica monetaria e fiscale. Siamo a fine giugno di una torrida estate 2022: una guerra mondiale, anche se all’apparenza solo locale, ha sconvolto le nostre coscienze e gli effetti di una inflazione persistente e rovinosa hanno minato le nostre certezze, economiche e sociali. I prezzi sono impazziti e le ottimistiche previsioni di sviluppo degli stimati economisti di prima si sono trasformate in sentenze tranchant di recessione, stagflazione, iperinflazione, insomma… foschi presagi che fanno rima con capitolazione. Eppure, è sempre lo stesso mondo di ieri. In nemmeno sei mesi siamo passati dal paradiso, (per quanto artificiale), a un inferno reale senza punti di riferimento, dove la nostra vulnerabilità è aggravata dallo strazio della guerra. Cosa succederà allora adesso? Non si ha, purtroppo, la sfera di cristallo, tuttavia, qualche anno (di eccessi) di mercati finanziari mi ha insegnato che la finanza esaspera sempre nelle performance e nel bene e nel male, quello che succede nell’economia reale. “È il mercato bellezza” (cit.). Non è scontato che assisteremo a una recessione strutturale e duratura, (quella che coinvolge anche l’immobiliare, la domanda aggregata, il clima di fiducia in generale). La pandemia e i suoi lock down prima, le sanzioni economiche e l’iperinflazione poi, hanno determinato una volatilità mai così accentuata nella gestione delle scorte. C’è solo un lavoro peggiore oggi del consulente patrimoniale: chi lavora nella direzione acquisti (procurement) di qualsiasi azienda. L’andamento delle filiere produttive è completamente imprevedibile: shock energetico, impazzimento dei noli, scarsità e impennata dei prezzi di materiali e componenti si riverberano sull’intera organizzazione e di conseguenza, sul consumatore finale. Consumatore finale che comincia ad avere problemi con un reddito eroso dall’inflazione, e di conseguenza, comincia a consumare meno, con una maggiore propensione verso le spese per i servizi (viaggi che non potevo fare prima ad esempio), rispetto alle spese sui prodotti durevoli (ho già comprato di tutto e di più quando ero chiuso in casa). È una recessione che si prevede più ciclica che strutturale: l’effetto delle generose politiche fiscali è ancora in essere, ma prima o poi questa spinta si esaurirà e si sentiranno maggiormente le conseguenze dei rialzi dei tassi, come oggi i mercati dimostrano, anticipando il futuro. Al netto di ulteriori ed eventuali cataclismi che sovvertirebbero il fragile equilibrio in essere (su tutti, penso alle possibili orde immigratorie per carestia verso le economie più sviluppate), non è ancora chiaro su quali basi il nuovo mondo ripartirà. Deglobalizzazione, nuovi equilibri geopolitici, sviluppo tecnologico, energie rinnovabili e sostenibilità saranno le 5 carte su cui si giocherà il nostro futuro e la nostra esistenza. Da come sapremo giocarle sul tavolo dipenderà il nostro successo. Basterebbe riuscire a gestirne bene almeno tre per avere un tris vincente, un trionfo sarebbe calare un poker di scelte azzeccate, ma solo una cosa si deve evitare: tenere tutte le carte in mano e pensare che sia una scelta vincente. In questo caso nessun “jolly” potrebbe più salvarci.

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