Il brivido di chiamarsi Italia
Immagine: Salvo,Italia 30 pittori italiani, 1976. Courtesy: Dep Art Gallery,Milano. Anteprima della mostra: Salvo, Sicilie e città, opening 27.10

Ogni volta che il nostro Paese è chiamato alle urne, i mercati finanziari, con precisione chirurgica, innescano una speculazione, forse a ricordarci che la costante incertezza politica del Belpaese è poco gradita, anzi è scarsamente tollerata. L’attuale scenario delle elezioni anticipate, in un contesto internazionale già caratterizzato dalla guerra in Ucraina, dall’impennata del prezzo del gas e dal diffuso rialzo dei tassi di interesse suonerebbe come un “de profundis” per qualsiasi paese, ma siamo in Italia, “il pericolo è il nostro mestiere”, ed è proprio nelle situazioni più estreme, che troviamo, solitamente, soluzioni.

Esiste dunque un rischio Italia? Ovvio che sì, considerando che la tempesta per essere perfetta, prevede anche che entro fine anno, l’Italia e il suo futuro governo dovranno dare risposte convincenti all’Europa sull’utilizzo dei fondi del PNRR, ovvero come attuare quel piano di riforme urgenti e necessarie per dare un minimo di futuro ai nostri figli, possibilmente in questo Paese. Messa giù così, non verrebbe neppure voglia di giocarsi questa partita e i mercati finanziari, che hanno la brutta abitudine di voler sempre anticipare il futuro, stanno già dando chiare indicazioni: lo spread (BTP-Bund) è schizzato più del 60% da inizio anno, mentre la borsa italiana ha perso quasi il 20% da gennaio, facendo peggio del resto d’Europa. Eppure… Eppure, nonostante tutti questi fattori, l’economia italiana, al momento, tiene ancora: l’Istat (a settembre) ha rivisto al rialzo le stime del PIL del secondo trimestre al +4,7% su base annua e anche il Fondo Monetario Internazionale aveva (a luglio) aumentato le previsioni di crescita per il Belpaese. L’Italia sembrerebbe andare meglio rispetto all’altre economia dell’Eurozona, pur soffrendo maggiormente i rischi di un peggioramento sull’approvvigionamento energetico. E allora guardiamo al futuro, al governo che si formerà e che dovrà affrontare un periodo di eccezionale difficoltà. Si sono sentite molte promesse elettorali su tagli di accise, abbassamento di età pensionabile e bonus a pioggia per contrastare il caro vita. I mercati finanziari tendono tuttavia ad essere estremamente realisti e poco inclini alla fascinazione di fantastiche narrazioni da propaganda elettorale. Possono farlo, non fosse altro perché circa il 30% del debito pubblico italiano è in mano a soggetti non residenti (la Banca d’Italia ne ha circa il 25%). A giugno, il debito pubblico ha toccato il livello record di 2.766 miliardi di euro. Considerando che i tassi di riferimento non potranno che crescere ancora, è palese che anche il costo degli interessi che lo Stato italiano dovrà riconoscere è in aumento. Serviranno politici bravi a guidare il Paese in questo momento così difficile. Confidiamo in loro, ma anche nel nostro proverbiale “stellone italico”. Mi sa che ne avremo bisogno…

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