Rossella Novarini-L’evoluzione delle case d’aste: attuale posizionamento nazionale ed internazionale
Direttore Generale Il Ponte

Identificherei con l’inizio del 2020 l’avvio di una nuova fase, forse la più evolutiva e propulsiva, nella trasformazione delle case d’aste e nella percezione da parte del pubblico della loro portata operativa.

L’ inevitabile chiusura del mondo delle relazioni e dei contatti durante la crisi pandemica, ha inciso sul modo di rapportarsi con un mercato fino ad allora percepito come esclusivo e riservato a pochi intenditori.

Annullate le fiere, gli eventi, le mostre, serrati i musei, le case d’aste sono rimaste l’unico circuito d’acquisto e di riferimento. Approvvigionarsi di emozioni, sensazioni e nutrimento dello spirito significava navigare per siti, per cataloghi online, per esposizioni virtuali e sperimentare (per tanti per la prima volta) le battiture in streaming.

Stiamo parlando di una svolta epocale, in cui le aste sono emerse con prepotenza, poiché la loro stessa natura ha consentito loro di adattarsi celermente alle modalità dell’offerta di quel preciso momento storico, restando connesse con un tessuto sociale vivo e pulsante, sebbene nascosto dietro a uno schermo. Il collezionista, l’appassionato, il simpatizzante, il neofita, hanno avuto l’opportunità di avvicinarsi all’acquisto d’arte senza più un coinvolgimento fisico e personale, ma come spettatori e osservatori, in una sorta di formazione estetica ed esperienziale unica e inaspettata. Sfogliare i cataloghi significava curiosare nelle proposte, assistere a una personalizzata lezione di storia dell’arte, chiedendo e informandosi direttamente da esperti e specialisti (anche attraverso avanzati servizi di condition report), investendo quindi in un settore che per la prima volta diventava veramente trasversale.

Da lì in poi l’universo delle vendite all’asta si è davvero globalizzato, subendo un’impennata e un’evoluzione espansionistica proporzionale all’interesse suscitato dall’incremento dell’uso di internet a tutti i livelli: geografici, sociali ed economici.

Parlare di casa d’aste, oggi, non è più un argomento per salotti intellettuali, per sofisticati critici d’arte o per operatori del settore, bensì uno scambio di informazioni ampio e condiviso, rafforzato da un’estesa partecipazione e dalla accessibilità dei dati e delle aggiudicazioni, che permette di conoscere in tempo reale l’andamento di un artista, di una corrente e di un settore.

Mi riferisco a un confronto aperto a cui tutti possono partecipare, secondo il proprio potenziale finanziario e la propria propensione al collezionismo e alla raccolta, confrontandosi allo stesso tempo con tanti altri appassionati e concorrenti da tutto il mondo. E’ stato compiuto un passo ulteriore rispetto alle originarie e semplici aste online, siamo giunti ad partecipazione da remoto estremamente coinvolgente, ad una DAD del mercato dell’arte, in cui ognuno può essere diretto protagonista o semplicemente assistere.

Da qui deriva l’apprezzamento sempre maggiore da parte del pubblico per le case d’aste: trasparenza dell’offerta, trasparenza della domanda.

Chi vende in asta può vedere personalmente e direttamente cosa succede del proprio bene, che si tratti di un dipinto, di un gioiello o di un arredo, mentre chi acquista può cogliere l’interesse della platea di concorrenti e ricevere così informazioni preziose sulla scelta dell’investimento compiuto.

Inoltre, a fare la differenza, sono anche i tanti servizi offerti dalle case d’aste: certificazioni, attestazioni di valore, garanzia delle transazioni e dunque attendibilità.

Insomma, da sinonimo di un mondo quasi mitologico, che solo occasionalmente apriva una sorta di “stargate” a cui affacciarsi – mi riferisco a memorabili incanti come l’asta Elizabeth Taylor, di Yves Saint Laurent, dei Rothschild e di Karl Lagerfeld – le case d’aste hanno fatto un salto quantico diventando la corsia preferenziale più divertente e coinvolgente per diventare protagonisti (a vario titolo) del mercato dell’arte.

Sbaragliando ogni previsione ed ogni aspettativa le case d’aste sono diventate un’alternativa aperta e competitiva all’acquisto diretto presso la galleria o il negozio di fiducia, offrendo l’occasione a tanti collezionisti e semplici appassionati di un confronto sul campo di gara con quello stesso commerciante o gallerista. L’iscrizione alle piattaforme e ai siti dedicati sono cresciute in modo esponenziale, segnale di un marcato e disinvolto approccio verso una modalità di acquisto percepita come affidabile, concreta e realistica. Parallelamente è accresciuto il ruolo delle case d’aste nelle grandi logiche di mercato, finanche a condizionarlo proprio in forza dei risultati pubblici e trasparenti.

Appurato la solidità e l’importanza del loro attuale ruolo, risulta necessario un distinguo per quel che riguarda le case d’aste italiane, la cui crescita è purtroppo ancora fortemente limitata rispetto ai concorrenti stranieri. Le legislazioni restrittive (esercizio della notifica, incertezze sull’esportazione, scarsa collaborazione tra istituzioni e privato) nonché la carente regolamentazione – in Francia e in Inghilterra la figura del “battitore d’asta” è paragonata a quella di un notaio, in Italia la turbativa d’asta non è estensibile alla categoria del mercato dell’arte – penalizzano fortemente il potenziale di un settore che troverebbe nel territorio e nella cultura italiana una delle massime espressioni ed esaltazioni, a vantaggio di un’economia vivace e allo stesso tempo trasparente.

Rispetto allo scenario globale, la posizione delle case d’aste italiane risulta quindi retrostante, nonostante il desiderio e la volontà di essere concorrenziali e all’altezza dei più blasonati internazionali che godono invece di situazioni e condizioni estremamente favorevoli, vantando risultati impressionanti e procedure semplici, rapide e fluide per i compratori stranieri.

C‘è ancora molto da fare, ma va riconosciuto che molto è stato fatto per progredire e tenere il passo delle case d’aste estere. L’auspicio è che si vada sempre più nella direzione di un mercato libero e paritario, in cui ognuno possa esprimere la propria forza e il proprio potenziale, a vantaggio di una cultura capace di conciliare e armonizzare mercato dell’arte con rispetto e attenzione per il patrimonio storico e artistico, di cui questo paese è ricco e allo stesso tempo enormemente orgoglioso.

 

Nasce a Parma e si laurea in Lettere Moderne. Durante gli anni dell’Università individua nel mondo delle aste, una realtà in Italia allora poco diffusa e conosciuta, il settore nel quale intraprendere la propria strada professionale e negli anni ’80 entra a far parte del ristretto gruppo di persone che allora costituivano lo staff de Il Ponte Casa d’Aste. Dopo un lungo e duro periodo di “gavetta” e di formazione, in cui entra a diretto contatto con gli innumerevoli aspetti del mestiere, matura quelle competenze sul campo che la porteranno nel 2012 a diventare Direttore Generale dell’azienda. Grazie all’acquisita capacità, in anni di esperienza, di cogliere i segnali di cambiamento del mercato e le evoluzioni tecnologiche che lo affiancano e lo supportano, gli anni della sua affermazione professionale coincidono con la graduale trasformazione de Il Ponte Casa d’Aste da piccola casa d’aste milanese (nata nel 1974) ad azienda leader nel settore in Italia, che si avvale di uno staff di oltre 70 professionisti, 20 dipartimenti e due sedi operative. Alla storica sede di Palazzo Crivelli (situata nel cuore di Brera a Milano) nel 2006 si affiancano le sedi di via Pitteri e di via Medici del Vascello e rimane viva la mission dell’azienda di voler essere un riferimento per quel pubblico di neofiti appassionati che desiderano approcciarsi all’acquisto e al collezionismo partendo da piccoli investimenti.

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