Filiera, un termine sempre più utilizzato, una parola che racchiude un significato profondo di condivisione e comunità di intenti, che è sinonimo di lavoro, impegno quotidiano, mediazione e obiettivi.
Per me fare filiera vuol dire fare prima di tutto squadra: portare valore ad un territorio, grande o piccolo che sia, partecipare alla crescita e allo sviluppo di nuove opportunità per una comunità. Per rendere meglio l’idea devo tornare all’inizio di quella che senza dubbio è stato un momento di svolta per un intero territorio.
Dieci anni fa, in un momento particolarmente complesso per l’economia mondiale, abbiamo saputo cogliere una sfida importante. Era il 2007, l’anno del fallimento di Lehman Brother, l’anno del crack finanziario mondiale ed eravamo stati interpellati per creare una struttura di trasformazione che potesse garantire quantitativi giornalieri importanti. Accettare quella sfida voleva dire per noi affrontare uno dei passi più importanti della nostra storia aziendale: dovevamo sostenere un investimento doppio rispetto al fatturato di allora. Servivano coperture finanziarie almeno pari all’investimento, proprio nel momento in cui il mondo andava incontro ad una crisi che avrebbe segnato per anni l’andamento economico globale. Gli istituti di credito del territorio hanno creduto nel progetto e il loro supporto ha reso possibile il completamento della costruzione della torre di polverizzazione. Ma c’era un altro secondo “ostacolo” da superare: serviva decuplicare la raccolta della quantità di materia prima (il latte). Arrivo allora a quel concetto di filiera e territorio che ho enunciato prima: nasceva allora un modello unico di cooperazione tra mondo agricolo e quello industriale, che vale ancora oggi, ispirato alla filiera corta e certificata, un modello che comprende, dieci anni dopo, e grazie anche al supporto di Coldiretti, oltre 400 imprenditori, in un raggio medio di circa 30 km dal nostro stabilimento.
La riposta a quel punto di svolta di dieci anni fa è stata trovata insieme tra industria e agricoltori. Grazie alla collaborazione con una primaria Università italiana, abbiamo definito un algoritmo che regolasse il prezzo del latte alla stalla, un sistema di remunerazione trasparente che garantisse tutte le parti coinvolte, eliminando così la contrattazione singola. Filiera allora, significa impegnarsi a sottoscrivere un comune protocollo, condividere un identico set di valori che si fondono sul benessere animale, la gestione del suolo, delle acque e del raccolto, la qualità della materia prima, la sostenibilità ambientale e la tutela dei diritti umani e dei lavoratori.
Fare filiera vuol dir per me essere un’unica squadra che lavora su uno stesso territorio con i medesimi obbiettivi: crescere con trasparenza, puntando ad una sempre maggiore qualità di prodotto. Ma lo facciamo insieme, anche attraverso momenti di formazione, di confronto, perché riteniamo che essere filiera vuol dire soprattutto lavorare insieme per una comunità, la nostra comunità. Vedere ancora oggi i valori fondanti che hanno determinato la creazione di questo modello di business, tramandarsi di padre in figlio nelle aziende famigliari che ci hanno accompagnato in questo processo di filiera corta, è per me motivo di orgoglio, è la certezza di sapere che magari anche con nuovi approcci, il progetto comune verrà portato avanti di generazione in generazione.
Ecco perché sono convinto che la parola “filiera” sia importante, ma ancor di più che debba essere usata con cognizione di causa, sapendone riconoscere i valori, l’impegno ed il lavoro che si celano dietro a un temine che oggi è sempre più utilizzato, talvolta forse con un po’ di leggerezza.
Cuneese di origini, è Presidente del CDA di INALPI S.p.A., Amministratore Unico di Inalpi France e Consigliere della Camera di Commercio Italiana a Nizza. Laureato alla facoltà di Economia e Commercio di Torino, è stato Consigliere di Assocaseari e di Fingranda S.p.A. e Amministratore Delegato di Eurolabor.