La sostenibilità aziendale, declinata con l’acronimo di ESG è ormai un concetto centrale nel dibattito economico e sociale contemporaneo. Spesso si ritiene che la diffusione delle logiche ESG sarà possibile principalmente grazie ad un proliferare di leggi e regolamenti, ai quali le aziende nella loro intera filiera dovranno attenersi. Pertanto “quando sarà obbligatorio, ce ne occuperemo…”, viene da pensare.
Sembra quasi che ai tavoli degli esperti, presso l’Unione Europea e in tutte le sedi in cui si producono norme sugli ESG, il tema centrale sia quello di annoverare all’interno del quadro normativo il maggior numero possibile di metriche legate alla sostenibilità (tassonomie, matrici, indicatori), con lo sforzo improbo di disciplinare e soprattutto rendere confrontabili degli aspetti che spesso per loro natura sono già di per sé difficili anche solo da misurare.
La realtà all’interno delle aziende è diversa: la sostenibilità rappresenta un approccio strategico che permea tutti i livelli dell’attività aziendale, integrando considerazioni ambientali, sociali ed economiche capaci di creare valore a lungo termine per tutte le parti coinvolte (i cosiddetti Stakeholders). Gli ESG sono una nuova modalità di intendere il “fare impresa”, forse già noto ad alcuni nostri lungimiranti imprenditori italiani del secolo scorso che costruivano asili, alloggi, campi sportivi, villaggi vacanze per i dipendenti e le loro famiglie, ad esempio. Di loro, non a caso, rimangono ritratti, monumenti, luoghi e fondazioni benefiche ad essi intitolati.
Perché la sostenibilità è ormai un imperativo per le aziende e non solo un’ottemperanza di regole?
In primo luogo, perché la sostenibilità aziendale implica un’attenzione particolare alla gestione responsabile delle risorse naturali, alla riduzione degli sprechi ed all’impatto ambientale delle operazioni aziendali. Questo si traduce in politiche volte al risparmio energetico, alla gestione efficiente delle risorse e alla promozione di pratiche di produzione ed economia circolare.
Parallelamente, le metriche ESG si estendono anche alla dimensione sociale, creando un valore condiviso per le comunità in cui le imprese stesse operano. Ciò implica promozione di valori sempre più rari, quali diversità, inclusione ed equità sociale. C’è in gioco il benessere e lo sviluppo di ciascun individuo, sia esso a qualsivoglia titolo “dipendente, fornitore o cliente”, che passa attraverso una fitta rete di relazioni positive.
Inoltre, la sostenibilità aziendale si caratterizza per un governo (governance) trasparente, etico e responsabile. Condurre le aziende garantendo la partecipazione delle donne, prevenendo i conflitti di interesse, la corruzione, è la strada per arrivare ad una conduzione dove non sempre il fine giustifica i mezzi.
Quindi tanto impegno e pochi vantaggi? Affatto. La sostenibilità è un driver per l’innovazione, in grado di stimolare la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie, prodotti e servizi che rispondano a logiche di efficienza, progresso ed alle esigenze emergenti dei mercati mondiali. I vantaggi sono inoltre la crescita della reputazione e della fiducia di consumatori ed investitori che sono indotti a preferire quelle aziende che operano secondo pratiche responsabili e non solo in ragione della massimizzazione del profitto. Relativamente agli investitori, l’aumento della resilienza e della capacità di adattamento conduce l’azienda ad una inevitabile riduzione dei rischi operativi e finanziari; le ricadute positive sono in primis la riduzione del costo del denaro ed un mercato che tende a premiare gli investimenti sostenibili.
Ulteriori benefici dati dalla sostenibilità sono il miglioramento della reputazione e della brand equity dell’azienda, che aumentano la fiducia dei consumatori, degli investitori e delle altre parti interessate.
La sfida ESG è un’opportunità epocale, se compresa nel suo significato più profondo: elevare il genere umano a delle condizioni di vita migliori, per tutti, per anni. Non è il Pianeta che dobbiamo salvare (se la cava bene da 4,5 miliardi di anni), bensì noi stessi e le generazioni a venire.
Dottore Commercialista, Professore universitario di Finanza strategica e di Funding per l’Arte e la cultura a Ca’ Foscari, da oltre vent’anni si occupa di finanza d’impresa nell’ambito di fusioni, acquisizioni e valutazioni aziendali. Dopo un’esperienza decennale in KPMG ed in PWC, nell’ambito delle Financial Due Diligences si è specializzato come consulente professionista nel controllo di gestione e nelle operazioni straordinarie.
Dal 2020 segue i temi legati alla sostenibilità aziendale (ESG) e nel 2023 si è certificato come ESG Auditor Aicq-Sicev. Attualmente affianca le aziende come Sustainability Manager per gli aspetti legati alla rendicontazione non finanziaria.
Oltre all’attività di docenza e consulenza, è relatore in convegni e seminari sia in ambito ESG che per gli aspetti inerenti al corporate finance.