Riccardo Puglisi – Le parole dell’economia durante la crisi del Coronavirus
riccardo puglisi
Economista, Università di Pavia

Per il Manzoni si trattava di “fare di necessità virtù”, mentre per Horace Walpole era questione di serendipity: in che modo possiamo capire meglio i concetti economici a motivo delle privazioni connesse al contenimento dell’epidemia del COVID 19? Come consumatori ci viene subito spontaneo focalizzarsi sul lato della domanda, cioè sul fatto che -per forza di cose- non acquistiamo più quello che normalmente acquistiamo: dal caffè al bar alla casa affittate su piattaforme social.

Ma la storia non finisce qui. Chi produce –cioè chi sta sul lato dell’offerta- se ne accorge subito, ma dopo un po’ tutti gli altri se ne accorgono (o dovrebbero farlo): conviene produrre di meno perché 1) c’è molta meno domanda e 2) –(come nel caso di divieti estesi anche al lato della produzione)- le disposizioni coercitive del governo impediscono di farlo. Se la domanda si prosciuga o non è possibile produrre, una percentuale importante di lavoratori viene lasciata a casa: in un paese civile è il welfare state che deve occuparsi di ciò tramite strumenti come il sussidio di disoccupazione universale o la cassa integrazione

Qui entrano in gioco contemporaneamente la politica fiscale e la politica monetaria: uno stato (o l’intera Unione Europea) ha la possibilità di fare politiche di spesa in deficit, cioè di aumentare la spesa e abbassare la tassazione facendosi finanziare da chi ha risorse monetarie disponibili. In un mondo in cui non si usa più la cosiddetta moneta-merce (cioè una moneta che ha un valore intrinseco come nel caso di monete d’oro e argento) la banca centrale ha sempre risorse monetarie disponibili in quanto può emettere tutta la base monetaria che desidera, tenendo conto del solo rischio dell’inflazione, che al momento appare molto basso (per usare un eufemismo). Queste risorse aggiuntive create dalla banca centrale finanziano le banche, e finanziano gli stati attraverso l’acquisto dei titoli di debito.

Tuttavia, il sacrosanto utilizzo della politica economica nello stile di Keynes, cioè per espandere la domanda aggregata in una situazione di grave crisi non deve far dimenticare l’altro concetto economico fondamentale in economia, cioè l’offerta di beni e servizi.

Se ci pensiamo bene la questione è persino banale: noi consumiamo beni e servizi, non banconote o depositi bancari. Qui dovremmo ricordarci di un concetto che la versione caricaturale italica del pensiero keynesiano purtroppo ci ha fatto dimenticare: la domanda si crea dal lato dell’offerta, ovvero i fattori produttivi (lavoratori e capitalisti) ottengono potere d’acquisto utilizzabile per comprare altri beni a motivo del fatto che sono attivi in imprese che producono e vendono beni e servizi “di successo”, cioè beni e servizi il cui prezzo è inferiore alla disponibilità a pagarli da parte di chi è coinvolto nell’attività produttiva generale. Infinite quantità di moneta, cioè una politica keynesiana sontuosamente generosa nell’espansione della domanda nulla o quasi nulla può di fronte a un’assenza di produzione, o –in termini più generali che ci riguardano molto da vicino – una scarsa e stagnante produttività del paese.

 


Riccardo Puglisi, Docente di economia politica
Email: riccardo.puglisi@unipv.it

Professore associato di Economia Politica all’Università degli Studi di Pavia. Alunno del Collegio Ghislieri (con buona pace dell’amico borromaico Pietro Ripa), ha studiato a Pavia (laurea in economia e dottorato in finanza pubblica) e alla London School of Economics (Master e PhD in economia). Si occupa principalmente del ruolo politico dei mass media, di finanza pubblica, e del ruolo economico delle istituzioni politiche. Insegna corsi di economia politica, scienza delle finanze e political economy a Pavia e all’Università Bocconi. Redattore de lavoce.info, nel 2013-14 ha fatto parte del gruppo di lavoro sui costi della politica nell’ambito della spending review condotta da Carlo Cottarelli. Ama fare divulgazione sui social network e in particolare su Twitter. Cerca di non essere troppo noioso a patto che gli si permetta di leggere molti PDF.

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