Doomsday clock: meglio non chiedere l’ora
Bob Rontani, Time after time, 2017. Cortesia dell'autore

A che ora è la fine del mondo” fu una celebre hit del 1994 di un cantautore italiano, cover a sua volta di un’altra canzone di un ben più noto gruppo inglese, che la compose nel 1987.

Onestamente, non so quanto i musicisti in questione si siano ispirati nella composizione di queste canzoni da un preliminare approfondimento sul “Doomsday clock”, tecnicamente l’orologio dell’apocalisse.

Nota importante: nella prosecuzione della lettura di questo pezzo, ogni forma di amuleto è ammesso e anzi incoraggiato.

Fatto sta che un manipolo di ardimentosi scienziati, nel 1947 “si presero la briga e di certo il gusto” (cit.), di creare un simbolico orologio che misura il pericolo di un’ipotetica fine del mondo.

In questo algoritmo che governa questo bizzarro segnatempo, la mezzanotte simboleggia la fine del creato, mentre i minuti prima rappresentano la distanza che ci separerebbe dall’evento fatale per l’umanità.

Mentre in principio alla sola mezzanotte era associata l’eventualità di una guerra atomica, nel corso degli anni si sono aggiunte altre calamità irreversibili a simboleggiare la fine del mondo, quali: un eventuale punto di non ritorno nel mutamento climatico, l’utilizzo di armi batteriologiche e l’utilizzo senza freni della ingegneria genetica.

Giusto per capirci meglio, al momento della sua creazione, (durante la guerra fredda), l’orologio fu impostato sulle ore 23:53, da allora, le lancette si sono spostate solo in 23 occasioni. Il punto più lontano dall’apocalisse (17 minuti)  fu raggiunto nel 1991, alla fine della guerra fredda, quando Usa e Russia firmarono lo START, il primo trattato sulla riduzione delle armi strategiche, mentre nel 2020, nel pieno della pandemia Covid le lancette si avvicinarono paurosamente a 100 secondi dalla mezzanotte.

Dunque… Anche il più distratto lettore delle ultime vicende mondiali può velocemente intuire che, all’alba del mese di febbraio nell’anno 2024, sia molto rischioso voler leggere l’ora su questo orologio.

Faccio un immediato spoiler: le lancette del Doomsady clock alla luce degli ultimi eventi geopolitici in Ucraina e soprattutto in Israele, dove persiste il rischio di una escalation che coinvolga una potenza nucleare come l’Iran, e alla luce delle attuali condizioni di salute del nostro pianeta sono posizionate a 90 secondi dalla fine del mondo.

90… Che poi nella smorfia napoletana è anche il numero della paura… E vorrei anche ben vedere…

Per dirla in altri termini, solo in un caso le lancette si erano così paurosamente avvicinate alla mezzanotte: era il 1953 e tre mesi prima i russi avevano testato le nuove armi all’idrogeno cancellando dal pianeta (letteralmente) un atollo nell’Oceano Pacifico. Non proprio un episodio incoraggiante…

Ora, qualcuno (e tenendo sempre ben saldi nelle mani gli amuleti evocati prima), potrebbe eccepire che questa rubrica si è sempre occupata di economia o di fatti sociali dai marcati riflessi economici e dunque potrebbe sembrare fuori luogo parlare di questo bizzarro orologio in questa sede.

Ma è proprio perché si vorrebbe poter continuare a parlare di economia, di mercati finanziari e di fattori sociali che possono influenzare il nostro futuro benessere economico che lo si fa proprio in questa sede, in fondo è anche questa una forma di esorcismo.

Che poi, è meglio leggere anche un po’ annoiati questa rubrica, che guardare spazientiti l’ora, magari sull’orologio sbagliato…

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