Imposta di successione: “il rigore” desiderato
Alla luce dell’interesse suscitato dall’ultimo Nuvole e Mercati (“Niente tasse siamo Italiani”), proverò a dare un contributo sulla famigerata imposta di successione, così invisa da molti e denominata dai suoi detrattori “tassa sulla morte” (ogni gesto scaramantico nella lettura del presente articolo è accettato e anzi incoraggiato).
C’è probabilmente una diatriba a monte da risolvere, tra chi ritiene ingiusta l’applicazione di imposte su un patrimonio che, in vita, era stato già tassato durante la sua formazione e chi invece vorrebbe l’imposizione di aliquote ben più alte e/o abbassare le attuali franchigie per i beneficiari, per favorire così una ridistribuzione della ricchezza tra le classi sociali.
Ognuna delle due fazioni ha le sue legittime ragioni, ma forse partire da una fotografia può aiutare: in Italia l’imposta di successione varia da un 4% a un 8% (a seconda del grado di parentela con il de cuius, il defunto per intenderci), fatta salva una franchigia di 1 milione di euro per ciascuno dei parenti più stretti (coniuge e discendenti), che si abbassa a 100.000 € per i fratelli e le sorelle o non è neppure prevista per gli altri beneficiari. Si paga anche (su ogni singolo immobile ereditato) le imposte ipotecaria(2%) e catastale (1%), che non godono di alcuna franchigia. Per la quantificazione dell’attivo ereditario c’è poi un 10% in più (presuntivamente rappresentato da beni mobili quali gioielli e opere d’arte et similia) da considerare.
Tanto? Poco? La vivacità del dibattito in essere dipende proprio dalla grossa differenza ad oggi esistente nel confronto con gli altri Paesi, dove, per intenderci, i livelli di franchigie sono molto più bassi e le imposte molto più alte. Qualche numero di massima sul range di imposte minime-massime (anche se sono previste numerose deroghe), altrove: Francia (min 5%-max 45%), Germania (min 7%-max 30%), Belgio (min 8%- max 60%), Regno Unito (40% aliquota fissa), mentre in Spagna dipende molto dalle normative regionali.
Ma c’è chi fa meglio dell’Italia: il Portogallo, dove i coniugi, i discendenti e gli ascendenti sono totalmente esenti da imposta.
Insomma, nell’attesa di vedere come finiranno gli europei di calcio, “negli europei delle tasse di successione” siamo sicuramente tra i semifinalisti, se non già in finale.
Ma nel conteggio di questo “torneo delle successioni” non ho considerato i Paesi minori, che al pari delle loro nazionali di calcio, offrono sempre qualche sorpresa.
Mi auguro per lo meno che il “rigore” che l’Europa tanto ci impone sia in questo caso più verso una porta che verso un’imposta…
Nuvole e Mercati tornerà il 13 settembre. Grazie per i tanti suggerimenti, le numerose idee e i preziosi consigli ricevuti da molti lettori in questi mesi. Buone ferie.