Caterina Sambin- La “trappola” delle PMI familiari
Nonostante quanto affermato anche con convinzione, è difficile incontrare imprenditori che vogliano effettivamente vendere la propria azienda familiare o che siano effettivamente in grado di attuare e condividere percorsi di crescita dimensionale, stringendo partnership con altri imprenditori.
Perché? L’esperienza che sto vivendo mi porta a dare le seguenti interpretazioni.
Molte aziende familiari sono appositamente pensate e strutturate per mantenere consuetudini confortevoli a servizio della famiglia stessa dell’imprenditore e per il raggiungimento di obiettivi personali dell’imprenditore. Spesso ciò accade a scapito della ricerca degli obiettivi veri dell’azienda, ovvero il profitto generato da logiche di efficienza nei processi e nei fattori della produzione. Dimenticando che, se a casa propria ciascuno è libero di fare ciò che vuole, in azienda l’impostazione dovrebbe essere diversa: nelle aziende sono coinvolti molti portatori di interessi che pur non avendo nulla in comune con le famiglie degli imprenditori, talvolta sono coinvolti, ed ahimè travolti, dalle “logiche” che regolano i rapporti familiari. In tale impostazione l’unico in grado di reggere e condurre l’impresa è ovviamente il fondatore: in ipotesi di vendita separarsi dalla propria creatura o in ipotesi di partnership condividere strategie alla ricerca dell’efficienza diventa difficile se non impossibile. Se il timore dichiarato è “come posso garantire che l’azienda possa vivere senza la mia presenza?” il timore reale è “come posso garantirmi di vivere senza la mia azienda?”
L’imprenditore difficilmente è in grado di attribuire un valore equo alla propria azienda, ha scarsa oggettività di giudizio; niente al mondo potrà ripagare tutto il tempo, il sacrificio e la dedizione che quotidianamente e per decenni lo hanno vincolato alla sua creatura; e in funzione delle variabili più incontrollabili e disparate questo valore ha inoltre oscillazioni continue. In ultimo, l’imprenditore aspetta sempre il momento giusto per vendere …e questo momento non arriva mai, a maggior ragione in periodo di pandemia.
E allora rimane saldo in sella alla sua creatura finché non ci sarà l’occasione buona nel momento più propizio…Tuttavia, annebbiato dalla sua visione, rischia di non capire che l’occasione gli sfugge a causa della sua stessa convinzione. L’azienda virtuosa deve crescere costantemente ed essere costantemente alimentata da nuova linfa: l’imprenditore che invecchia in azienda e che se la tiene stretta senza lasciare spazi ai giovani o alle nuove collaborazioni fa il male della sua stessa azienda. Per poter essere definito “innovatore”, l’imprenditore deve far sì che l’azienda gli sopravviva e lasciare da parte la presunzione di essere l’unico che possa fare il bene della propria azienda.
Le imprese familiari, se animate da uno spirito di condivisione di strategie di crescita e da obiettivi di diversificazione, possono consolidarsi e raggiungere dimensioni tali da costituire una barriera protettiva contro le oscillazioni dei mercati e gli andamenti altalenanti dei diversi settori. In caso contrario e purtroppo molto frequente, di gelosie, presunzione e spirito da prime donne, l’enorme rischio è assistere impotenti ad una veloce ed inarrestabile involuzione dell’attività costruita in una vita di lavoro e sacrifici: si rimane intrappolati nella propria gabbia, realizzata con le proprie mani.
Il profumo del mare della Liguria l’ha richiamata a casa dopo gli studi in economia aziendale alla Bocconi. Si è occupata per molti anni di finanza agevolata, entrando in contatto con il mondo delle imprese che da sempre l’affascina, per la storia che ognuna di esse ha da raccontare. Discendente di una famiglia da generazioni attiva nel settore metalmeccanico, da circa 20 anni svolge attività imprenditoriale autonoma nell’ambito metalmeccanico impiantistico e medicale con il ruolo di CFO e direttore risorse umane. Sposata con il suo migliore amico (e dura da 13 anni), ha la ferma intenzione di proseguire insieme a lui il cammino di diversificazione aziendale, oltre che quello matrimoniale, ça va sans dire…