Gennaio 2022

Alessandro Corbari-THISABILITY: un concetto innovativo di Corporate Social Responsability 

Se non avessi gli occhiali, anche tu saresti disabile. Devi ringraziare la nostra società che li ha inventati, altrimenti….”, fu la frase che scatenò la scintilla. Fino ad allora eravamo solo un gruppo di amici che si era distinto (nel nostro piccolo) nel contesto locale per organizzare feste e grigliate estive sullo spiaggione del fiume Po per migliaia di persone. Come si passa allora da uno spiaggione del Po e da un contesto goliardico ad un concetto innovativo di responsabilità sociale? La risposta è forse legata alle “sorprese amare” della vita: nel 2009 Mec, uno dei motori di questo fragoroso gruppo di amici, sul letto di morte ci chiese di catalizzare la nostra energia, la nostra amicizia, il nostro concetto di saper fare gruppo a favore di chi fosse meno fortunato di noi. Dopo una serie di altri progetti legati ad associazioni del territorio in cui agivamo da “business angels di emozioni”, non mettendo soldi ma passione, è nato così nel 2018 il progetto Thisability, il cui nome gioca con le parole disabilità (per assonanza) e questa abilità (traduzione letterale dall’inglese). Thisability è un progetto che vuole valorizzare “queste abilità”, ai più forse nascoste, ma ben visibili da occhi attenti, abilità ad esempio di un gruppo di una ventina ragazzi caratterizzati da sindrome di Down o con tratti afferenti ai disturbi generalizzati dello sviluppo, ma ad alto funzionamento (autismo). E così dai matrimoni alle cene di gala di Rotary e Lions, dall’area Hospitality della società Cremonese calcio e della Vanoli Basket (realtà sportive di punta a livello nazionale), agli aperitivi nella movida cittadina, ogni volta che si incontra un grembiule amaranto ci siamo noi. Perché dietro ogni grembiule amaranto, c’è un ragazzo Thisability che, in mezzo alla gente che vive e si diverte (è questa la vera differenza), fa capire che il suo sorriso è più affascinante ed inclusivo rispetto a chiunque altro. Ed è anche bravo, forse più bravo di chi, seduto sulla sua normalità, non mette la stessa passione e precisione. Abbiamo ricevuto attestati di stima, onorificenze cittadine, alcuni telegiornali e giornali nazionali hanno parlato della nostra iniziativa e in Gianluca Vialli abbiamo trovato un alfiere del nostro sentire, gratificandoci di indossare il nostro grembiule amaranto, definendoci “un’idea geniale” in una cena di sensibilizzazione nella piazza principale della nostra città e davanti a centinaia di persone. Ma vorremmo che fosse solo un inizio. Abbiamo l’ambizione di valorizzare le abilità dei nostri ragazzi negli eventi più importanti della città, nella modalità più allargata e di pura di inclusione. La pandemia non ci ha aiutato, ma ci ha “costretto” a pensare nuove sfide. E così è nato il progetto dei progetti. Grazie alla Corporate Social Responsability di una realtà aziendale del territorio che ha coperto i costi di start up, abbiamo aperto uno shop nel pieno centro storico di Cremona. Vendiamo il merchandising ufficiale della Cremonese, orgogliosa di associare i colori della squadra del cuore del territorio ad un progetto così nobile. Nei primi due mesi di negozio, abbiamo superato ogni aspettativa: c’è sempre la coda in strada, clienti che vogliono entrare, tifosi che vogliono esser serviti dai commessi Thisability, ex giocatori che entrano e spiegano ai nostri ragazzi le gesta immortalate nelle foto esposte in negozio. Un crogiolo di incontri e sentimenti, che sta arricchendo di passione il nostro centro cittadino. E speriamo (e faremo di tutto) perché progetti simili possano attecchire e crescere anche in altre città: il nostro sogno è vedere in tutti gli store calcistici delle squadre di Serie A e Serie B una declinazione del nostro concetto di “inclusione”. Mi appello allora a chiunque volesse approfondire l’argomento: serve passione e visione, non per forza capitali. Trovate persone fidate, che hanno il fuoco dentro, e cominciate a sognare con loro. È meno difficile di quanto si possa immaginare, basta un po’ di coordinazione, processi educativi chiari e condivisi e tanto tanto cuore…

 

Cremonese doc, ha costruito la sua carriera tenendo al centro il suo territorio, la sua famiglia, i suoi affetti. Nel corso degli oltre vent’anni ha assunto crescenti ruoli di responsabilità in istituti di credito internazionali, da ultimo Head of International Department di Credit Agricole Italia. La centralità del territorio, durante il COVID, lo ha portato a riflettere su cosa poter fare per la sua città, che soffriva per morti quotidiane ed una crisi economica imprevedibile. Ha scelto così di mettersi in gioco e di condividere le sue conoscenze e relazioni con gli imprenditori del suo territorio nativo. Ed è così nata Nexus Ac Finance, in partnership con Nexus Stp, un prestigioso studio di professionisti locali. Se il pil del tessuto padano avrà un sussulto anche solo infinitesimale, Alessandro avrà raggiunto la sua missione, e sarà un uomo ancor più felice. Non saprà mai se è stata la scelta giusta, ma certamente non avrà rimpianti.                      

Chi si mangia il maialino

Il salvadanaio a forma di maialino deriva da credenze antichissime e lontanissime: chi dice che provenga da una usanza cinese del XV secolo, dove il maiale è simbolo di abbondanza e di prosperità, chi invece sostiene che in occidente tra il XVII e il XIX secolo i salvadanai prendessero questa forma, perché al pari dell’animale, era qualcosa da sacrificare alla bisogna.

Fatto sta che il popolo italiano si è sempre contraddistinto per una sorta di sacro rispetto nei confronti del maiale, testimoniato sia dai nostri eccellenti salumi e sia dalla nostra innata propensione al risparmio.

Nel 2022 dovremo tuttavia abituarci all’idea di perdere mediamente circa 900 euro a testa, senza aver deliberatamente aperto o praticato dolorose rotture del nostro “prezioso maialino”.

Fermi tutti. Per una volta non c’entrano tasse, imposte o costi strani applicati dalle banche: il colpevole di questo “taglieggio” si chiama inflazione, che se continuerà a crescere ad un ritmo di circa il 3,5%, (coraggio, negli USA è già al 7%) impatterà sul nostro costo della vita, ma soprattutto su quella enorme massa di 1.814 miliardi di euro ferma sui conti correnti degli italiani.

Ma l’impatto sarà uguale per tutti? In termini nominali sì, ma in termini reali no.

In parole più semplici: la crisi economica scatenata dalla pandemia ha inevitabilmente dilatato le differenze esistenti tra le classi sociali, ma anche creato nette distinzioni nel popolo dei risparmiatori.

Da una parte tutti coloro che compongono il popolo delle partite IVA (imprenditori, liberi professionisti, artigiani e precari) che hanno generalmente visto ridursi il proprio giro d’affari in maniera più marcata, rispetto alla riduzione dei consumi da lock down. Dall’altra parte i rappresentanti del posto fisso, che hanno beneficiato, al contrario, di una extra liquidità, dovuta ai minori consumi e alla stabilità delle entrate.

E così nei conti correnti italiani (o nel maialino per rimanere nella metafora) per tutto il 2020 e 2021 è aumentato il cosiddetto “risparmio involontario”, (studio Einaudi-Intesa San Paolo) derivante dai minori consumi da lock down e che ha determinato un aumento di 110 miliardi di euro sui conti correnti nel 2020.

Peccato che la maggioranza degli italiani sembrerebbe propensa ad attendere tempi migliori per immettere questo risparmio extra nel circuito economico.

E a differenza di quanto accada nella vita reale, “il maialino-salvadanaio” non ingrassa stando fermo, ma al contrario si assottiglia sempre di più (inflazione). Speriamo di accorgerci in tempo quale sia il momento più adatto per aprire il maialino ed investire parte della liquidità in attività più redditizie, almeno eviteremo il rischio di rimanere colpevolmente “a bocca asciutta”…

L’anno che verrà non è quello della marmotta

“L’anno vecchio è finito, ormai, ma qualcosa ancora qui non va” (cit. Dalla).

Già.. Abbiano salutato il 2021 pieni di aspettative per il 2022 e invece a confrontare le prime pagine dei giornali dei rispettivi anni, sembrerebbe di essere nella stessa identica situazione. Come nel celebre film “Il giorno della marmotta”, la vita sembrerebbe essersi fossilizzata nella sua noiosa e spaventosa routine.

Ma sarebbe di certo una lettura particolarmente ingenerosa del 2021. Perché in questo anno di transizione sono successi eventi epocali.

Il primo è che il 50% della popolazione mondiale si è vaccinata (a scanso di equivoci, buona parte di quel 50% ancora non vaccinato non l’ha fatto per ideologie proprie, ma per impossibilità) confermando che il mondo corre ancora a due velocità (sanitarie) diverse. Tuttavia, l’efficacia dei nuovi vaccini e i progressi farmacologici in atto farebbero ben sperare per un sensibile avvicinamento già nel corso dell’anno. E se il Covid-19 presto o tardi diverrà endemico (ce lo auguriamo tutti), gli effetti che questa pandemia ha scatenato a livello globale rimarranno forse il miglior esempio di cooperazione mondiale della nostra storia.

La globalizzazione tanto avversata dai nazionalisti romantici è stata finora la migliore soluzione alla pandemia e ci ha confermato che da soli non si va da nessuna parte: solo cooperando, sia in campo medico, biologico, economico, tecnologico e sociale si può sopravvivere.

Lo sviluppo della tecnologia è stato proprio un altro fattore determinante: abbiamo scoperto che si può lavorare anche da casa e che la efficienza non è per forza sinonimo di presenza.

Anche dal punto di vista economico abbiamo assistito a una crescita insperata e inesplorata da decenni: i consumi sono ripartiti, le aziende abbondano di liquidità, il livello occupazionale si mantiene stabile e non in collasso come molti sostenevano. Semmai la pandemia ha fatto esplodere nel 2021 il fenomeno della generazione Yolo (You only live once) e la consapevolezza che la vita non si può ridurre a lavorare e basta.

Certo, la crescita economica ha lasciato anche delle scorie, riassumibile nella impennata inflazionistica, ma dopo un decennio in cui le banche centrali hanno cercato di far salire a tutti i costi l’inflazione, oggi la necessità di ridurla appare un accetabile contrappasso.

Non c’è ancora dato sapere se val la pena “d’esser contento, di essere qui in questo momento” (cit.), ma di certo il 2021 ci ha portato una “grande trasformazione”, da cui potremo uscirne tutti e insieme più forti. “E questa è la novità” (cit.)

Alessandro Bonsignore-L’essere medico ai tempi del Covid-19

Il 2021 si è appena concluso con l’auspicio che il nuovo anno possa essere quello di un graduale ritorno alla normalità, pur caratterizzato da nuove prospettive sia di vita sociale che di vita professionale. Il cambiamento riguarda, certamente e più di qualsiasi altro ambito, la Sanità; lo scenario che si dipana innanzi a noi è – infatti – caratterizzato da un rapido divenire. Genova e la Liguria, come spesso è accaduto in questi anni, sono e saranno – ancora una volta – rispettivamente città e Regione pilota. Il nostro Territorio, infatti, è connotato da peculiarità demografiche, oltre che geografiche, tali da dover immaginare già oggi ciò che il resto d’Italia dovrà affrontare non prima di una ventina d’anni. La sfida delle cronicità a lungo trascurate, in modo ovviamente e tristemente incrementale negli ultimi mesi, e di tutto ciò che la pandemia ha rallentato in termini di prevenzione, screening, cura e follow-up, a detrimento del bene Salute dei cittadini-pazienti (basti pensare al fatto che la stadiazione media delle malattie oggi diagnosticate è sensibilmente più avanzata rispetto al pre-SARS-COV2), deve portare ad uno sforzo comune di tutti i “portatori d’interessi”, nell’accezione migliore del termine. Si impone, quindi, una sinergia che consenta di convogliare, nel modo più efficace ed efficiente, le strategie di riforma del SSN attualmente in corso, investendo le ingenti risorse che per alcuni anni avremo (e che precederanno un lungo periodo di grande austerity, già preannunciato), affinché si possa creare un sistema sostenibile nel lungo periodo, caratterizzato dall’equità nell’accesso alle cure e dalla risoluzione delle tante criticità che oggi si palesano nel nostro quotidiano lavorativo. Basti pensare alla drammatica situazione dei Pronto Soccorso, laddove la grave carenza di Medici è da ricercarsi nei turni massacranti, nei sempre più frequenti episodi di violenza verbale e/o fisica contro gli operatori, nelle continue reperibilità e guardie notturne e festive, nel tempo sottratto alla vita privata ed all’aggiornamento, per non parlare della sostanziale impossibilità di svolgere attività libero-professionale. Altro tassello fondamentale è la continuità delle cure, da cui l’ormai improcrastinabile riforma del Territorio, che non può non passare da una nuova (forse prima) reale integrazione con l’Ospedale. Vi è, poi, il grande capitolo della comunicazione: tra Colleghi, tra Medico e paziente, tra Comunità Scientifica e popolazione, tra Medicina e mass/social-media. Tematiche, quelle citate, che impattano fortemente sul decoro e sulla dignità professionale da un lato, nonché sulla tutela di Salute della popolazione, vale a dire sui mandati istitutivi dell’Ordine, quale Ente Sussidiario dello Stato. D’altronde, è sotto gli occhi di tutti come, al tempo del COVID-19, la considerazione dei Medici – perlomeno in una parte dell’opinione pubblica – è passata dall’essere stati improvvisamente trasformati in “eroi” a oggetto di feroci critiche. Ebbene, la fortuna di chi oggi attacca i Medici è che i Medici, per esercitare la Professione, prestano – proprio all’interno della sede del loro Ordine di appartenenza – un giuramento che li porta a curare tutti, senza discriminazioni alcune, sempre e comunque. E’ questo uno degli aspetti cardine che può – e anzi deve – distinguere la Politica dalla Medicina, anche se in questi ultimi due anni la commistione è stata, purtroppo, frequente e difficile da comprendere. I Medici sul campo, quelli in prima linea, hanno – infatti – continuato a fare i Medici ed a prendersi cura (concetto ben più ampio del semplice “curare”) di ogni cittadino, per il COVID-19 e per qualsivoglia malattia, in scienza e coscienza, troppo spesso in condizioni proibitive ma, nonostante questo, senza far mai venire meno il proprio impegno, mantenendo a galla il Sistema Sanitario Nazionale e garantendo le risposte ai bisogni di Salute della popolazione. Un impegno che potremmo definire totalizzante ma che, a inizio pandemia, portò a respingere con forza l’appellativo di “eroi” perché l’essere Medico non configura solo una Professione, bensì anche una vocazione e, come tale, va semplicemente rispettata. In questo contesto l’ulteriore auspicio per il nuovo anno, anche grazie all’attuazione del PNRR, è che non ci si dimentichi troppo presto di quanto accaduto nella storia recente e che il 2022 possa rappresentare il punto di partenza per invertire la rotta e riportare la figura del Medico al centro del sistema Paese, quale garante del bene più prezioso; un bene senza il quale, come abbiamo potuto constatare in tutta la sua drammaticità, tutto il resto passa in secondo piano.

 

 

Medico Chirurgo, 39 anni, Specialista e Dottore di Ricerca in Medicina Legale, dal 2017 Professore di Medicina Legale presso l’Università di Genova, afferente al DISSAL (Dipartimento d Scienze della Salute), vanta incarichi di insegnamento anche in Atenei Stranieri. E’ consulente tecnico della Procura della Repubblica e delle Sezioni Civili e Penali presso numerosi Tribunali italiani. Convenzionato con l’Ospedale Policlinico San Martino, svolge attività di consulenza centrale anche per l’IRCCS-Istituto Giannina Gaslini. Nel 2014 è stato vincitore del prestigioso premio internazionale “Young Scientist Award”, quale miglior patologo forense al mondo under 40. Organizzatore di molteplici congressi nazionali ed internazionali, ha pubblicato oltre 200 lavori scientifici sulle principali riviste del settore, essendo anche membro dell’Editorial Board di alcune di esse. Da diversi anni è “Fellow” dell’American Academy of Forensic Sciences. Dal 2017 è Presidente della Federazione Regionale Ligure degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e, dallo scorso anno, Presidente dell’OMCeOGE per il quadriennio 2021-2024, di cui risulta esser stato Vice-Presidente nei precedenti due mandati (2015-2017 e 2018-2020).