Con l’avvento dei social, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e l’accelerazione dei processi di digitalizzazione avvenuta in questi ultimi due anni di pandemia, il mestiere del giornalista e il business model di una casa editrice si sono radicalmente trasformati. Oggi ci si interroga sul nuovo ruolo che sta assumendo il giornalista in quella che è stata definita l’era digitale (cui ora possiamo aggiungere anche dell’intelligenza artificiale) e sulle caratteristiche che deve assumere una casa editrice per restare sul mercato. Le due questioni viaggiano infatti in parallelo perché entrambe partono da una realtà in cui le fonti di informazione sono cresciute in maniera esponenziale, tutti parlano e comunicano, le fake news circolano senza controllo e appaiono sempre più credibili.
Il modo stesso in cui funzionano i social presenta aspetti positivi ma anche negativi; tra essi due criticità hanno un impatto sociale considerevole: la prima è il cosiddetto “effetto bolla “sulle notizie che inducono, inconsapevolmente per chi ne è oggetto, certi comportamenti sociali e di consumo, la seconda consiste nel favorire la tendenza, peraltro umana, a raccogliersi in gruppi omogenei di pensiero, riducendo così il dialogo e gli scambi di pareri e opinioni divergenti a scapito del progresso delle idee e della conoscenza.
Bene, stando così le cose, cerchiamo innanzitutto di delineare quello che oggi sta diventando il ruolo del giornalista. E partiamo dicendo che, proprio per effetto di quanto detto sopra, questo ruolo acquisisce più importanza principalmente sotto due punti di vista. Il primo è nella difesa della democratizzazione del pensiero, in quanto il giornalista è chiamato a favorire lo scambio di idee, l’approfondimento e il confronto, tra gruppi, settori, correnti, professioni differenti in modo da cogliere quell’essenza sociale e innovativa che un mondo in continua evoluzione ha dentro di sé. Il secondo è nella funzione professionale di selezione, verifica e valutazione delle innumerevoli fonti oggi a disposizione, di gerarchizzazione corretta e ragionata e di sintesi dei fatti, degli eventi, degli scenari in evoluzione. Tutto ciò richiede da parte del giornalista una forte capacità comunicativa personale e di utilizzo del maggior numero possibile di mezzi di comunicazione; creatività e iniziativa anche nelle pubbliche relazioni, nell’organizzazione di dibattiti e convegni; una conoscenza informatica notevole che oggi si allarga anche ai software di intelligenza artificiale. E comporta soprattutto un atteggiamento morale ed etico nello svolgimento del proprio lavoro orientato a fornire al pubblico informazioni oggettive di qualità. E qui arriviamo a un punto fondamentale che accomuna il mestiere del giornalista a quello di una casa editrice al passo con i tempi: la reputazione e l’affidabilità che si conquistano sul campo attraverso la creazione di community intorno ad argomenti specifici e ben delineati, che condividono la mission e l’arricchiscono di contenuti. Community che si ascoltano e con le quali si dialoga in uno scambio continuo di idee, pareri ed opinioni. Questo è molto importante soprattutto in un mondo, come dicevamo all’inizio, dove l’eccesso di informazione circolante può creare confusione e disorientamento. Più le community si arricchiscono di conoscenza, più aumenta l’interesse a parteciparvi, creando connessioni e iniziative che contribuiscono ad accrescere le potenzialità e a sostenere lo sviluppo. In questo contesto la specializzazione sugli argomenti trattati, la capacità di affrontarli in tutti i molteplici aspetti filosofici, morali, sociali, ambientali, storici coinvolgendo esperti e realtà di vari campi, sono fondamentali elementi di forza ed una sfida che, per un mondo migliore, vale la pena di intraprendere.
Dopo aver conseguito all’Università Bocconi di Milano una laurea a pieni voti in Economia Aziendale con specializzazione in Finanza, inizia il suo percorso professionale come revisore dei bilanci in R.I.A., società allora facente parte del gruppo Bnl e si avvicina al mondo editoriale avviando collaborazioni con il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, Il Mondo, Mondo Economico e Capital. Nel 1989 entra nel gruppo Mondadori dove si occupa, fin dal primo numero, dell’allora Giornale della Banca (dal 2000 BancaFinanza). Nel 2000, con il passaggio delle tre testate a Newspapermilano, società che faceva parte del gruppo che edita il quotidiano “Il Giornale”, viene chiamata a dirigere BancaFinanza e Giornale delle Assicurazioni. Nel giugno 2013 assume anche la guida di Espansione. Dal novembre 2015 al dicembre 2020 è direttore delle testate editoriali Le Fonti e responsabile dei canali tv asset e insurance. Attualmente è direttore editoriale di ILI Editore. Tra le sue attività vanno ricordate le diverse pubblicazioni specializzate in economia e finanza tra cui il libro “Europa oltre le Nazioni”, edito da Mimesis, le lezioni in materia di finanza internazionale, tenute all’Università di Torino.