Helga Zanotti-PMI e digitalizzazione per nuovo Rinascimento Italiano
“Without data you’re just another person with an opinion”. Edwards Deming con questa frase insegna che i dati sono fondamentali, mentre le opinioni non trovano spazio nelle organizzazioni moderne. L’Unione Europea sembra condividere pienamente questa visione, focalizzandosi sempre di più sul valore dei dati e la digitalizzazione di processi e servizi. Dal Regolamento n. 679 del 2016 in materia di trattamento dei dati personali e privacy, al Regolamento n. 881 del 2019 relativo all’ENISA, l’Agenzia europea per la cybersicurezza, per finire con la proposta di regolamento sull’intelligenza artificiale del 21 aprile 2021, la digitalizzazione sembra essere la risposta alle domande dei cittadini e del mercato. È la stessa Commissione Europea ad affermarlo, valutando che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) non sono più un settore autonomo e indipendente dagli altri, ma il fondamento comune di tutti i sistemi economici innovativi moderni. Tra i sistemi di monitoraggio del grado di digitalizzazione dell’Unione Europea spicca DESI, l’indice europeo dell’economia e della società digitale. Nel quadro disegnato da questo sistema, l’Italia occupa gli ultimi posti, perciò sembrerebbe in fase negativa. Se leggiamo attentamente i report di DESI, però, notiamo come il ruolo del commercio elettronico nel fatturato delle PMI stia subendo un incremento, dal 2016 al 2021, a testimonianza della chiara percezione dell’imprenditoria sui vantaggi che provengono dal eBusiness. In altre parole, stiamo recuperando terreno nella media europea. Nel comunicato stampa del 28 luglio 2022, DESI mette a fuoco la necessità di incrementare le competenze digitali, digitalizzare le Piccole e Medie Imprese e diffondere le reti 5G avanzate, colmare le lacune in termini di competenze digitali, digitalizzazione delle PMI e diffusione di reti 5G avanzate. Il dispositivo per la ripresa e la resilienza, rende disponibili circa 127 miliardi di euro per riforme e investimenti nel settore digitale, funzionali all’accelerazione della trasformazione digitale. In termini di tempo, è Margrethe Vesthager a decretare l’urgenza della trasformazione digitale. Benché il decennio digitale, nel quale raggiungere gli obiettivi termini nel 2030, Margrethe Vesthager nel 2022 ha dichiarato “il cambiamento deve realizzarsi da subito”. Il Commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha puntato ancor più in alto: “dobbiamo continuare a impegnarci per fare dell’UE un leader mondiale nella corsa alla tecnologia”. Il DESI ci mostra dove dobbiamo impegnarci ancora più a fondo, ad esempio per stimolare la digitalizzazione dell’industria, comprese le PMI. Dobbiamo intensificare gli sforzi affinché nell’UE ogni PMI, ogni impresa e ogni settore disponga delle migliori soluzioni digitali e abbia accesso a un’infrastruttura di connettività digitale di prim’ordine. Nella visione per il decennio digitale europeo la Commissione ha indicato gli obiettivi e le modalità, per conseguire la trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030, fondamentale anche ai fini della transizione verso un’economia a impatto climatico zero, circolare e resiliente. L’obiettivo della Unione Europea può identificarsi con la sovranità digitale in un mondo aperto e interconnesso, attraverso politiche per il digitale, che garantiscano ai cittadini e alle imprese l’autonomia fondamentale per conseguire un futuro digitale antropocentrico, sostenibile e più ricco. Per raggiungere questo scopo occorre eliminare le vulnerabilità e le dipendenze, nonché intensificare gli investimenti. Cittadini e aziende hanno beneficiato delle tecnologie digitali durante la crisi da Covid-19 e saranno il fattore di differenziazione trainante nella trasformazione verso un’economia post-pandemica sostenibile. Le imprese, le cittadine e i cittadini europei hanno maggiori opportunità digitali, che promuovono la resilienza e riducono le dipendenze a tutti i livelli, dai settori industriali alle singole tecnologie. Nel Libro bianco sull’intelligenza artificiale si annuncia il focus degli interventi normativi sulla digitalizzazione europea e le opzioni strategiche per raggiungere il duplice obiettivo di promuovere l’adozione dell’Intelligenza Artificiale e affrontarne i rischi derivanti. La proposta di Regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale dell’aprile 2021 così come il Regolamento Europeo n. 679 del 2016 sul trattamento dei dati personali e la privacy, o il Digital Service Act, cioè il Regolamento Europeo relativo ai servizi della società dell’informazione mira a proteggere imprese, cittadini e cittadine dal rischio che le nuove tecnologie portano con sé.
Ciò che accomuna le norme europee del decennio 2020/2030 è la promozione della digitalizzazione europea con gli occhi puntati sui rischi per le persone, che le nuove tecnologie portano con sé. Nel diritto statunitense manca il focus sui diritti delle persone, che il diritto comunitario protegge dai rischi legati alle nuove tecnologie fin dalla sua nascita. Si tratta di una sfida che abbiamo già vinto.
Laureata all’Università degli Studi di Pavia in Diritto Internazionale, Alumna del Collegio Nuovo Fondazione Sandra ed Enea Mattei. Executive MBA con focus sull’innovazione digitale, successivamente Master sulla protezione dei dati e Master sui contratti on line. Incarico triennale in Diritto Privato presso l’Università degli studi di Bergamo, attualmente ha un incarico in Diritto della Comunicazione per le imprese e i media, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Tutor di Diritto delle nuove tecnologie per il Master in International Business Entrepreneurship dell’Università di Pavia. Si occupa di compliance e contrattualistica, con particolare riferimento ai contratti d’impresa anche on-line, per gli studi legali BMV Law Tax Finance e Fenice Law&Consulting, per i quali è of counsel, gestisce la negoziazione, la redazione e la stipula di contratti e accordi nazionali ed internazionali focalizzati sul Fintech e sulle nuove tecnologie; ha maturato una competenza significativa e particolarmente marcata anche nella gestione della compliance aziendale.