Anna Maria Saiano-Ansia economica e riallineamento politico nelle Elezioni USA 2024
Nel 2024, gli Stati Uniti hanno vissuto una delle elezioni più significative e per certi versi inaspettate degli ultimi decenni. Mentre l’economia, la stabilità, la sicurezza finanziaria, l’immigrazione, l’equità, l’accessibilità e la giustizia sociale hanno dominato il dibattito elettorale, l’elettorato americano ha mostrato un cambiamento nelle priorità e nelle alleanze politiche, portando a risultati che per alcuni commentatori sono stati sorprendenti, per altri hanno fondamentalmente confermato una tendenza già affermatasi in altri Paesi. La vittoria di Donald Trump nel voto popolare sembrerebbe riflettere una nazione sempre più divisa tra diritti economici e diritti civili, tra la ricerca di stabilità e il desiderio di cambiamento. Vediamo allora di analizzare le dinamiche di questo riallineamento elettorale e la sua trasversalità di voto.
Le elezioni del 2024 hanno rivelato cambiamenti significativi nell’affluenza degli elettori, che si è attestata al 64,5% (era stata del 66,8% nel 2020 e del 59,2% nel 2016) soprattutto in base a istruzione, occupazione, etnia, geografia e una nuova divisione suburbana rispetto alle elezioni recenti.
La partecipazione degli elettori senza un titolo universitario è aumentata, segnalando un cambiamento nell’allineamento politico di questo gruppo, che ha mostrato una preferenza di 6 punti per il candidato Trump. Al contrario, gli elettori con un titolo universitario sono stati in maggioranza a favore della candidata Harris, con un margine del 13%. I lavoratori cosiddetti blue-collar, specialmente nel settore manifatturiero, hanno mostrato un maggiore coinvolgimento, con una forte preferenza per Donald Trump, mentre i professionisti white-collar, nei settori dell’istruzione e della sanità, hanno invece sostenuto Kamal Harris.
Il candidato Trump ha guadagnato un supporto per molti inaspettato tra gli elettori latino-americani, riducendo il vantaggio dei Democratici, mentre gli elettori afroamericani, pur restando in maggioranza Democratici, hanno mostrato un lieve aumento del supporto repubblicano. I white voters hanno continuato a preferire i Repubblicani con un margine del 15%, segnalando cambiamenti influenzati fondamentalmente da questioni economiche. Emergono anche “schemi di voto interculturali”, con gruppi che votano al di fuori degli allineamenti tradizionali: alcune comunità latino-americane e asiatico-americane hanno dato priorità a temi come stabilità economica e criminalità, portando una parte di questi elettori a sostenere i Repubblicani. Una parte significativa dell’elettorato femminile ha sostenuto il candidato Trump per motivi legati alla stabilità economica e ad un approccio più culturalmente tradizionale rispetto alle questioni sociali.
I modelli di voto geografici hanno evidenziato una crescente divisione urbano-rurale. Donald Trump ha dominato le aree rurali, enfatizzando la stabilità economica e la sicurezza nazionale, mentre Kamala Harris ha mantenuto il sostegno nelle città costiere, seppure con un margine più stretto. La Rust Belt (es., Ohio, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin) si è orientata verso i Repubblicani, influenzata dalle politiche industriali di Donald Trump, mentre la Sun Belt (es., Arizona, Nevada e Texas) ha visto un crescente sostegno repubblicano tra gli elettori ispanici e tra i lavoratori. La demografia suburbana ha mostrato un allineamento più complesso, con molti elettori dei sobborghi (normalmente sostenitori del cosiddetto “liberalismo urbano”) attratti da politiche economiche conservatrici a causa dell’inflazione e degli alti costi abitativi.
Da queste premesse si può comprendere non solo perché Donald Trump è risultato vincitore nel voto popolare ma anche la trasversalità della sua base elettorale, sorprendentemente diversificata rispetto ai modelli di voto tradizionali. E’ un dato di fatto per esempio che gli elettori LGBTQ+ e i giovani, tradizionalmente Democratici, soprattutto i più giovani, hanno mostrato un maggiore sostegno per Donald Trump, segnalando un cambiamento di priorità, privilegiando la sicurezza economica e del lavoro, i diritti economici piuttosto che le questioni sociali e i diritti civili. In questo contesto, le elezioni del 2024 segnano una divergenza rispetto alle tendenze recenti, somigliando a quelle economicamente orientate del 1980 e 1992. Da aggiungere inoltre che alcuni commentatori hanno notato come le preoccupazioni per la salute individuale, in un contesto post-pandemico, abbiano portato ad un comportamento di voto più cauto, un pragmatismo economico con un focus sulla stabilità e sulla sicurezza finanziaria. D’altra parte, la economic anxiety ha influenzato costantemente le decisioni degli elettori dalla crisi del 2008 in poi, in particolare tra i cosiddetti “swing voters”.
Questa divisione tra diritti economici e sociali si è ovviamente riflessa nei programmi dei candidati.
Il programma di Donald Trump si è incentrato sulla crescita economica e sulla politica fiscale, sull’indipendenza energetica, su una politica commerciale che metta “America First”, sulla sicurezza nazionale. Il programma di Kamala Harris ha privilegiato la giustizia sociale, l’accesso alla sanità, l’equità economica e l’inclusività, il cambiamento climatico e la giustizia ambientale.
In questo contesto, si è anche molto parlato e discusso dell’Influenza di Elon Musk e di alcuni social media rispetto al sostegno, ormai tradizionale, del cosiddetto star system hollywoodiano e dei media mainstream. E’ stato fatto notare che il sostegno di Musk al candidato Trump ha innescato un cambiamento, soprattutto in ambiente imprenditoriale, che ha fatto da contraltare all’usuale supporto di Hollywood per il candidato democratico. I social media hanno sicuramente continuato a giocare un ruolo centrale, amplificando sia sostegno sia scetticismo verso entrambi i candidati e favorendo anche la disinformazione. Inoltre, “micro-influencer” su piattaforme come TikTok o Instagram hanno avuto un forte impatto sull’opinione pubblica, soprattutto tra i più giovani, evidenziando una tendenza verso un’influenza mediatica decentralizzata. Un’ultima annotazione riguarda l’accuratezza dei sondaggi. Se essi suggerivano una corsa serrata, molti hanno sottostimato il sostegno al candidato Trump in gruppi chiave. Da ciò deriva la necessità di riconsiderare i metodi di sondaggio, con l’introduzione di sistemi innovativi per l’analisi dei dati online o tramite l’intelligenza artificiale.
Per concludere, questo riallineamento elettorale, questa tendenza verso una politica pragmatica e orientata alla stabilità in senso lato non è solo il riflesso delle scelte dei singoli candidati, ma rappresenta un cambiamento più ampio nelle priorità degli elettori americani. Le sfide che si prospettano per i prossimi anni saranno decisive non solo per gli Stati Uniti, ma per le dinamiche globali. La strada verso il 2028 è forse già iniziata, e la politica americana, la democrazia americana saprà e continuerà ad evolversi.
Responsabile dell’Agenzia Consolare degli Stati Uniti d’America a Genova.
Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne, Master in Letteratura Americana presso la University of Iowa a Iowa City dove ha insegnato, da sempre coltiva le relazioni tra Genova e gli Stati Uniti attraverso la sua attività in varie associazioni culturali.
Presidente Onoraria dell’American International Women’s Club of Genoa– ONLUS, è Consigliere nel CdA della Fondazione MEI – Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana di Genova.